
La Wada torna a far sentire la sua voce sul caso Jannik Sinner, risultato positivo al Clostebol nel marzo 2024 per una quantità infinitesimale della sostanza proibita. Nonostante le numerose voci a difesa del tennista azzurro e il verdetto dell’Itia che ha riconosciuto la contaminazione involontaria, l’agenzia antidoping chiede ancora una squalifica compresa tra uno e due anni.
Un caso politico più che sportivo?
Il ricorso della Wada, presentato il 26 settembre, sarà discusso a porte chiuse dal Tas il 16 e 17 aprile. In molti vedono dietro questa vicenda una battaglia di potere più che una reale esigenza di tutela dell’integrità sportiva. Squalificare per lungo tempo il numero uno del mondo, per un episodio che non ha avuto alcun impatto sulle sue prestazioni agonistiche, rappresenterebbe un terremoto per il tennis, con ripercussioni economiche e d’immagine incalcolabili.
Il portavoce della Wada, James Fitzgerald, ha difeso la posizione dell’agenzia: “Senza il principio della responsabilità oggettiva, l’antidoping non esisterebbe e i dopati vincerebbero”. Un’affermazione che stride con la gestione del caso di presunto doping che aveva riguardato i nuotatori cinesi, dove la Wada accettò la tesi della contaminazione alimentare senza alcuna sanzione.

Un verdetto che farà giurisprudenza
L’impressione diffusa è che la Wada stia usando la risonanza mediatica del nome di Sinner per rafforzare il proprio ruolo. Il paradosso è evidente: l’agenzia stessa ammette che non vi sia stata assunzione volontaria né vantaggi sportivi, ma continua a chiedere una squalifica esemplare per un caso che, a tutti gli effetti, non è doloso e nemmeno un tentativo di doping.
La decisione del Tas sarà decisiva: se confermerà l’innocenza di Sinner, il principio della contaminazione involontaria in quantità infinitesimali potrebbe essere rivalutato con maggiore flessibilità. In caso contrario, si rischia di stabilire un precedente pericoloso, in cui anche un atleta senza colpe potrebbe vedersi distruggere la carriera. La domanda resta: ha ancora senso un antidoping che colpisce chi non ha imbrogliato? La risposta spetta ora al Tas.