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Caso Almastri, Italia sotto accusa: la Cpi avvia un’indagine sulla mancata consegna

Pubblicato: 18/02/2025 07:01

ROMA – L’Italia finisce sotto la lente della Corte penale internazionale (Cpi) per la gestione del caso Njeem Osama Almasri, generale libico accusato di crimini contro l’umanità. La Camera preliminare della Corte ha notificato al governo italiano l’apertura di una procedura di accertamento, evidenziando una condotta di “inadempienza” nella mancata collaborazione con l’Aia. Roma dovrà ora fornire una memoria difensiva entro trenta giorni.

L’indagine della Cpi si concentra sulla decisione dell’Italia di arrestare e poi liberare Almasri, riconsegnandolo alla Libia senza consultare la Corte. Un atto che, secondo i giudici, potrebbe configurare una violazione dell’articolo 87, comma 7, dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo della Corte. L’accusa è chiara: il governo italiano non ha rispettato il mandato d’arresto e ha fornito giustificazioni non convincenti sulla gestione del caso.

L’Italia e la mancata cooperazione con l’Aia

Secondo la ricostruzione della Camera preliminare, il generale libico è stato arrestato il 19 gennaio a Torino dalla Digos, ma solo due giorni dopo, il 21 gennaio, è stato rilasciato e riportato in Libia. Da quel momento, nessun dialogo formale tra Roma e la Corte è stato avviato per chiarire le motivazioni di tale decisione.

Il 27 gennaio, in risposta a una richiesta di chiarimenti da parte dell’Aia, il ministero della Giustizia italiano ha fatto sapere tramite l’Ambasciata che la questione non rientrava nelle sue competenze, attribuendo la responsabilità al ministero dell’Interno. Una settimana dopo, il 10 febbraio, una seconda comunicazione ufficiale non ha soddisfatto la Corte, che ha dunque deciso di aprire un’indagine formale.

Rischio deferimento al Consiglio di sicurezza Onu

Se la Cpi dovesse stabilire la mancata cooperazione dell’Italia, il caso potrebbe essere deferito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e/o all’Assemblea degli Stati aderenti allo Statuto di Roma. Un’eventualità che aumenterebbe la pressione internazionale sul governo italiano, già sotto attacco per la gestione della vicenda.

Un punto cruciale dell’inchiesta riguarda anche la perquisizione e il sequestro del materiale in possesso di Almasri al momento dell’arresto. Secondo la Cpi, questi documenti e dispositivi elettronici, che avrebbero potuto fornire prove utili sulle sue attività, sarebbero stati restituiti al generale insieme alla sua libertà.

L’Italia ha ora un mese di tempo per fornire una memoria difensiva in una delle lingue ufficiali della Corte, inglese o francese, e cercare di chiarire una vicenda che rischia di avere serie ripercussioni diplomatiche.

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