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Maxi multa da 326 milioni: Google chiude il contenzioso con il Fisco italiano

Pubblicato: 19/02/2025 12:59

Google ha raggiunto un accordo con il Fisco italiano, versando una somma record di 326 milioni di euro per risolvere ogni pendenza fiscale nel nostro Paese. La procura di Milano ha quindi chiesto l’archiviazione dell’indagine che ipotizzava il reato di omessa dichiarazione dei redditi, segnando così la chiusura di un lungo braccio di ferro tra il colosso tecnologico e le autorità italiane.

L’accusa: una stabile organizzazione occulta in Italia

L’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e coordinata dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano insieme ai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri, aveva messo nel mirino la filiale europea di Google, con sede in Irlanda.

Secondo le autorità italiane, la multinazionale avrebbe operato in Italia attraverso una stabile organizzazione occulta, costituita dall’infrastruttura tecnologica e dai server utilizzati per la fornitura dei suoi servizi digitali.

Le contestazioni riguardavano, in particolare, l’omessa dichiarazione dei redditi generati nel nostro Paese e l’omessa presentazione delle dichiarazioni di sostituto d’imposta per le ritenute sulle royalties pagate alle società estere del gruppo, legate all’uso della tecnologia Google, tra cui algoritmi, marchi e software proprietari.

Google già multata nel 2017: un precedente da 306 milioni

Non è la prima volta che Google si trova a fare i conti con il Fisco italiano. Nel 2017, a seguito di un’indagine analoga, il colosso di Mountain View aveva già versato oltre 306 milioni di euro per chiudere un contenzioso relativo agli anni 2009-2013 e a controversie fiscali precedenti risalenti fino al 2002.

Un segnale per i giganti del web?

L’accordo con Google rappresenta un importante precedente nella lotta dell’Italia contro l’elusione fiscale delle multinazionali tecnologiche. Il caso evidenzia come le autorità fiscali stiano aumentando il controllo sui colossi del digitale, che spesso sfruttano la presenza in Paesi con regimi fiscali favorevoli per minimizzare il carico tributario.

Con questa maxi-sanzione, il messaggio è chiaro: anche i giganti del web devono rispettare le regole fiscali locali, evitando pratiche elusive che sottraggono ingenti risorse alle casse dello Stato.

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