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Covid, 5 anni fa il paziente 1 a Codogno: come vive ora Mattia Maestri

Pubblicato: 20/02/2025 11:11

Era il 20 febbraio 2020 quando l’Italia scopriva il suo paziente 1, Mattia Maestri, ricoverato all’ospedale di Codogno, in provincia di Lodi. Quel tampone positivo segnò l’inizio di un incubo che avrebbe cambiato per sempre la vita di milioni di persone. A cinque anni di distanza, il bilancio della pandemia di Covid-19 nel nostro Paese è drammatico: oltre 197mila vittime, quasi 27,2 milioni di contagi e un sistema sanitario messo a dura prova come mai prima.

Il cammino di Mattia Maestri, il primo paziente Covid in Italia

Mattia Maestri, allora giovane sportivo e appassionato di corsa, fu il primo italiano ufficialmente diagnosticato con il virus SARS-CoV-2. Dopo essere stato tra i primi pazienti a dover affrontare la malattia nei suoi effetti più gravi, oggi ha ripreso a pieno la sua vita. Simbolo di resilienza, ha deciso di trasformare il suo percorso di guarigione in una rinascita sportiva, arrivando a concludere l’Ironman di Cervia, una delle gare di triathlon più dure al mondo.

“Dalla malattia ho imparato a vivere il presente e godermi ogni momento. È questo il messaggio che vorrei trasmettere: non rimandate a domani quello che potete fare oggi” ha dichiarato Maestri in un’intervista.

I numeri della pandemia in Italia

Dall’inizio dell’emergenza, il Ministero della Salute ha registrato 27.191.249 casi di infezione, di cui 513.845 tra gli operatori sanitari. L’età media dei contagiati è stata di 45 anni, ma il dato più drammatico riguarda i decessi: 197.563 persone hanno perso la vita a causa delle complicazioni del virus.

Dopo tre anni di emergenza sanitaria globale, il 5 maggio 2023 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente dichiarato la fine dello stato di crisi. Tuttavia, gli esperti sottolineano l’importanza di mantenere alta la vigilanza, perché il virus è ormai entrato nel “mix” dei patogeni respiratori stagionali.

La prima coppia contagiata e l’inizio della pandemia

Se il primo caso ufficiale italiano risale a Mattia Maestri, in realtà il virus aveva già raggiunto il Paese: il 29 gennaio 2020, una coppia di turisti cinesi in vacanza a Roma fu ricoverata all’ospedale Spallanzani dopo aver manifestato sintomi influenzali. Il tampone confermò la presenza del virus SARS-CoV-2, ma fu solo con il ricovero di Codogno che l’Italia prese piena consapevolezza della minaccia.

L’11 marzo 2020, l’OMS dichiarò ufficialmente l’inizio della pandemia, dando il via a una delle più drammatiche crisi sanitarie del nostro tempo.

La lezione del Covid e il futuro delle pandemie

Secondo gli esperti, il rischio di nuove pandemie è tutt’altro che remoto. L’esperienza del Covid-19 ha messo in luce l’importanza della preparazione sanitaria e della sorveglianza epidemiologica.

“Il virus SARS-CoV-2 non costituisce più un’emergenza, ma deve essere monitorato costantemente, come si fa per l’influenza o il virus respiratorio sinciziale” ha dichiarato Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

Per garantire una risposta più efficace in futuro, l’Italia ha potenziato la propria rete di sorveglianza, grazie anche a finanziamenti dell’Unione Europea e del PNRR. Inoltre, vengono svolte regolarmente esercitazioni pandemiche per migliorare la cosiddetta preparedness, ovvero la capacità di risposta alle emergenze.

“La preparazione è un ciclo continuo, non un traguardo. Il Covid ci ha insegnato quanto sia fondamentale non abbassare la guardia” ha concluso Palamara.

Cinque anni dopo quel primo tampone positivo a Codogno, il mondo è cambiato, e con esso la consapevolezza dell’importanza di investire nella salute pubblica. La pandemia ha lasciato cicatrici profonde, ma anche insegnamenti preziosi per il futuro.

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Ultimo Aggiornamento: 20/02/2025 11:12

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