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L’ultimatum di Musk causa la rivolta dell’intelligence Usa (e anche problemi di sicurezza)

Pubblicato: 26/02/2025 11:08

I tre giorni di tensione scatenati da Elon Musk non si sono ancora conclusi. Dopo aver minacciato il licenziamento di chi non avesse risposto alla sua email (con richieste da autovalutazione davvero bizzarre) entro lunedì, il miliardario sudafricano ha deciso di offrire una seconda possibilità ai dipendenti federali, sfidando apertamente le agenzie di intelligence americane.

L’email che ha scatenato il caos

Tutto è iniziato sabato, quando Musk ha inviato una email a oltre due milioni di dipendenti pubblici, chiedendo loro di elencare cinque obiettivi raggiunti nella settimana precedente. La mancata risposta sarebbe stata interpretata come una dimissione volontaria. L’iniziativa ha scatenato immediatamente il caos, con le principali agenzie federali – tra cui la CIA, l’FBI e la National Intelligence – che hanno consigliato ai loro dipendenti di ignorare la richiesta.

La seconda chance di Musk

Oggi, Musk ha rincarato la dose con un nuovo messaggio su X, dichiarando che sarà data una seconda possibilità a chi non ha risposto. Ignorare la richiesta per la seconda volta comporterà comunque la fine del rapporto di lavoro. Stavolta, però, non è stata fissata alcuna scadenza precisa.

I vari dipartimenti hanno reagito in maniera differente: Giustizia, Energia, Esteri e Interni hanno confermato che i loro lavoratori non devono rispondere, mentre Trasporti, Scuola e Commercio hanno suggerito di farlo.

L’influenza politica di Musk

Nonostante le polemiche, Musk continua ad ampliare la sua influenza politica. Oggi, per la prima volta, parteciperà a una riunione di gabinetto dell’amministrazione Trump, come annunciato dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Il fondatore di Tesla e SpaceX ha ottenuto la supervisione del Doge, il nuovo dipartimento per l’efficienza del governo.

Le critiche anche dal fronte conservatore

Anche tra i sostenitori di Trump, però, l’iniziativa ha suscitato critiche. Persino Fox News, storicamente vicina all’ex presidente, ha espresso perplessità, ironizzando sulla richiesta di Musk e chiedendosi se si aspettasse che qualcuno dalla CIA gli rispondesse con rivelazioni segrete.

Trump, invece, ha elogiato Musk definendo la sua idea “ingegnosa“, e affermando che chi non risponde probabilmente non sta lavorando. La vicenda ha già avuto conseguenze: 21 ingegneri, ricercatori e informatici del Doge si sono dimessi in segno di protesta, dichiarando di non poter più servire il popolo americano e difendere la Costituzione nelle attuali condizioni.

Nel frattempo, il maggior sindacato dei dipendenti federali ha annunciato una serie di ricorsi in tribunale, e nei prossimi giorni saranno depositate decine di cause contro la decisione di Musk. Anche alcuni politici Repubblicani, rientrati nei loro collegi elettorali, sono stati contestati dagli elettori.

Le preoccupazioni sulla sicurezza

L’epurazione annunciata da Musk non è solo una questione di produttività: secondo gli ex dipendenti dimissionari, il team incaricato di supervisionare i licenziamenti e la gestione dei dati sensibili sarebbe composto da individui senza particolari competenze tecniche e mossi più dall’ammirazione per Musk che dall’effettivo desiderio di migliorare il governo.

Questa situazione ha creato un clima di incertezza senza precedenti all’interno dell’amministrazione federale e potrebbe avere ripercussioni durature su Washington.

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