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La bugia americana: per gli aiuti all’Ucraina, l’Europa si è già impegnata più degli USA

Pubblicato: 27/02/2025 19:23

Negli ultimi tre anni, la guerra in Ucraina è stata oggetto di numerose narrazioni distorte, non solo riguardo alle cause del conflitto, ma anche sulla portata degli aiuti internazionali. Nei contesti filo-russi e tra chi si oppone al sostegno a Kyjiv si è diffusa una versione dei fatti che descrive il conflitto come una “guerra per procura” tra Stati Uniti e Russia, minimizzando il ruolo dell’Europa. Questa interpretazione, oltre a essere fuorviante, giustifica l’eventuale esclusione dell’Unione Europea e del Regno Unito dai negoziati tra Washington e Mosca.

Tuttavia, i dati raccontano una realtà diversa. I Paesi dell’Ue e le istituzioni comunitarie hanno fornito oltre la metà dei circa 400 miliardi di euro destinati all’Ucraina, con un impegno di 202,6 miliardi, a fronte dei 119 miliardi degli Stati Uniti, dei 27,2 miliardi del Regno Unito, dei 15 miliardi della Norvegia e dei 12,4 miliardi del Canada. Anche esaminando i fondi già effettivamente erogati, il contributo europeo risulta superiore: sommando l’impegno di Ue, Norvegia, Regno Unito, Islanda e Svizzera, si raggiungono 132,3 miliardi, superando i 114,15 miliardi degli Stati Uniti.

Chi si concentra esclusivamente sulle forniture di armi spesso ignora l’importanza dell’assistenza finanziaria e umanitaria, necessaria per garantire il funzionamento dello Stato ucraino e il sostegno alla popolazione. Anche sul piano militare, però, il coinvolgimento europeo è significativo: Ue e istituzioni europee hanno stanziato 72,2 miliardi per l’invio di armamenti, superando i 65,6 miliardi degli Stati Uniti. Considerando anche il contributo di Regno Unito, Norvegia e altri Paesi europei, l’Europa raggiunge quasi 100 miliardi, confermandosi un attore centrale nel sostegno bellico.

Gli Stati Uniti hanno finora allocato 64,1 miliardi per aiuti militari già destinati, superando di poco i 62 miliardi europei, ma il Vecchio Continente ha pianificato un supporto duraturo e costante. A differenza degli Stati Uniti, dove tra il 2023 e il 2024 l’ostruzionismo politico ha temporaneamente bloccato i fondi per l’Ucraina, l’Europa ha garantito una continuità di aiuti. Inoltre, il sostegno europeo è stato qualitativamente rilevante: l’allocazione di armi pesanti ha raggiunto 19 miliardi contro i 13,76 miliardi americani, comprendendo carri armati, autoblindo, obici e lanciarazzi multipli. La Germania ha guidato questo sforzo con 7,15 miliardi, seguita da Paesi Bassi e Regno Unito.

Molti Paesi europei hanno fornito una percentuale significativa delle loro riserve militari, cosa che gli Stati Uniti non hanno fatto. La Norvegia ha impegnato il 52,8% del proprio arsenale, la Danimarca il 49,6%, mentre il Regno Unito ha destinato il 34,6%. Anche Germania, Cechia e Paesi Bassi hanno contribuito in modo significativo, mentre l’Italia ha superato gli Stati Uniti in proporzione, con un impegno del 10,1% contro il 5,1% americano. In particolare, il Regno Unito ha ceduto l’80,3% dei suoi howitzer, la Danimarca il 73,8% e la Norvegia il 91,7% dei lanciarazzi multipli.

Oltre alle forniture dirette, gli europei hanno creato fondi multilaterali per l’acquisto di armamenti, coprendo il 95% degli investimenti. Dall’iniziativa ceca per le munizioni alla Drone Capability Coalition di Lettonia e Regno Unito, questi strumenti rappresentano passi verso una difesa comune. I Paesi più attivi in questi progetti – Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi e Cechia – sono anche tra i maggiori finanziatori dell’Ucraina in proporzione al PIL.

Gli Stati Uniti, con 65,58 miliardi di aiuti militari, hanno destinato solo lo 0,3% del proprio PIL alla difesa ucraina, mentre Danimarca ed Estonia hanno raggiunto il 2,43% e il 2,77%. Altri Paesi nordici e baltici superano l’1%, mentre l’Italia, con lo 0,07%, resta tra gli ultimi. Tuttavia, considerando anche il supporto umanitario e finanziario, l’Italia supera gli Stati Uniti, con un impegno dello 0,92% contro lo 0,55% americano.

Se si includessero le spese per i rifugiati, il contributo europeo sarebbe ancora più evidente. La Polonia, ad esempio, ha destinato il 5,44% del proprio PIL all’assistenza ucraina, mentre Estonia e Lettonia superano il 4%.

Questi dati dimostrano che l’Europa ha fatto molto più di quanto spesso si creda. Tuttavia, se gli Stati Uniti dovessero interrompere il loro sostegno, il peso per l’Ucraina sarebbe enorme e l’Europa, nel breve termine, non potrebbe sostituirli completamente. Il vero problema non è solo economico, ma politico: manca una volontà chiara, sia a Washington che in Europa, di assumere un ruolo ancora più determinante nel conflitto.

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