
La condanna all’ergastolo per omicidio volontario aggravato inflitta a Alessia Pifferi, accusata di aver abbandonato e lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi, ha suscitato forti reazioni. In primo grado, la donna non ha visto riconosciuto alcun vizio di mente, ma la Corte d’Assise d’appello di Milano ha disposto una nuova perizia psichiatrica, accogliendo la richiesta della sua difesa.
Le perizie psicologiche
Durante le perizie a cui è stata sottoposta nel gennaio 2024, le risposte di Alessia Pifferi hanno sollevato più di un dubbio. Nei video pubblicati da Quarto Grado il 28 febbraio, Pifferi sembra confondere fatti elementari: ad esempio, crede che le rondini volino a due chilometri orari, anziché 120, e che una carrozza di treno misuri 200 metri, invece dei 26 corretti. Inoltre, nel tentativo di stimare l’acqua necessaria per riempire una vasca da bagno, arriva a indicare dieci litri, ben lontano dai 160 litri necessari.
Interpretazione dei proverbi popolari
Anche la sua interpretazione di alcuni proverbi popolari appare lontana dalla norma. Interrogata su “l’abito non fa il monaco”, Pifferi risponde che questo significhi che «ti puoi vestire bene, però, dentro te stessa, stai male lo stesso», mentre su “a caval donato, non si guarda in bocca” risponde che «non si deve giudicare una persona per come la vedi».
Il sospetto di simulazione e le voci
Le risposte di Pifferi si fanno sempre più incerte e confuse, ma il 17 gennaio 2024 emerge una dichiarazione che lascia intendere qualcosa di più profondo: «sento le voci». Questo nuovo elemento fa emergere il sospetto che la donna possa essere in grado di simulare un disturbo psichico. A conclusione del test, gli esperti hanno dichiarato che Alessia Pifferi è in grado di simulare disturbi psichici, ma la domanda rimane: è davvero così lucida come appare?
Nuove perizie e violenze in carcere
Le nuove perizie psichiatriche, previste per i prossimi mesi, potrebbero portare a una revisione della sua condanna o confermare il giudizio precedente. Intanto, il caso continua a destare interesse e sollevare domande sull’effettiva responsabilità di Pifferi nell’abbandono della figlia, che ha portato alla morte per disidratazione e malnutrizione.
In un contesto carcerario difficile, Pifferi ha anche raccontato di aver subito violenze da parte di altre detenute, dichiarando di aver ricevuto quattro punti di sutura in faccia. Un ulteriore capitolo che sembra complicare ulteriormente la vicenda, e che potrebbe influire sulla sua futura sorte giuridica.