
Londra ospita il summit organizzato dal leader laburista Keir Starmer, un incontro che riunisce i principali leader europei, tra cui rappresentanti di Francia, Germania, Italia, Turchia, NATO e Unione Europea. Al centro dei lavori ci sono la difesa europea e la sicurezza dell’Ucraina, temi centrali in un contesto geopolitico segnato da tensioni crescenti e dalla necessità di ridefinire gli equilibri mondiali. Giovanni Orsina, storico, politologo e direttore del dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, ha spiegato in un’intervista all’Agi, che l’Europa deve dimostrare di essere un attore presente e non passivo in questa fase di trasformazione globale, rispondendo sia alle sollecitazioni degli Stati Uniti sia all’aggressività di potenze emergenti come la Cina.
L’Europa, protagonista o spettatrice?
L’ordine mondiale precedente, sottolinea Orsina, era già in crisi prima dell’era Trump. La perdita di centralità dell’Occidente, l’ascesa della Cina e di altri Paesi emergenti, e conflitti come quello in Ucraina hanno ulteriormente accelerato questo processo. Tuttavia, il tentativo di costruire un nuovo equilibrio globale è ancora caratterizzato da incertezze, contraddizioni e un approccio caotico. Il summit di Londra rappresenta, dunque, un’occasione per fare il punto sulle relazioni transatlantiche e per discutere del futuro della sicurezza nel continente, anche se il cammino verso una vera autonomia strategica europea appare ancora lungo e complesso.
La difesa europea: una sfida strutturale
Uno dei principali ostacoli alla costruzione di una difesa comune europea è la mancanza di una politica estera condivisa. “Per avere un esercito europeo, serve una politica estera europea, e per questo è necessaria una comunità politica comune”, spiega Orsina, evidenziando come il baricentro della politica continentale non sia mai riuscito a spostarsi dagli Stati nazionali a un’entità sovranazionale. La storia recente dimostra che i tentativi di integrazione nel campo della difesa, come la Ced del 1954, sono falliti proprio per l’incapacità di superare questa frammentazione. L’Europa resta intrappolata a metà strada tra la costruzione di una struttura federale e una confederazione di Stati.
Brexit e riavvicinamento
Nonostante le discussioni sulla difesa, il politologo avverte che il riavvicinamento del Regno Unito ai Paesi europei sul tema della difesa non significa un’inversione della Brexit. Si tratta, piuttosto, di una cooperazione intergovernativa limitata, non di un ritorno alla comunità europea. La situazione attuale evidenzia due livelli distinti di cooperazione: uno comunitario, legato all’Unione Europea, e uno bilaterale o multilaterale, tra singoli Stati europei. Questo riavvicinamento riflette anche gli effetti della politica trumpiana, che ha spinto i Paesi europei e il Regno Unito a cercare un maggiore coordinamento in ambiti strategici, pur mantenendo le loro differenze strutturali.
Il ruolo dell’Italia e della premier Giorgia Meloni
L’Italia, attraverso la leadership della premier Giorgia Meloni, adotta un approccio attendista in questo contesto. Orsina descrive Meloni come una “politica del giorno dopo”, che evita di anticipare i conflitti, preferendo rispondere alle sollecitazioni esterne. Questa strategia mira a ridurre i rischi di isolamento politico, confidando che il caos attuale sia solo strumentale e non definitivo. Se da un lato questa tattica potrebbe comportare il rischio di rimanere fuori dai giochi, dall’altro trova spazio in un panorama politico europeo in cui anche l’opposizione appare incerta.
Un’Europa sempre più a destra
L’Europa si trova a dover affrontare un crescente spostamento a destra, in un momento storico in cui si richiederebbe maggiore coesione politica. Questo fenomeno riflette le richieste degli elettori, che cercano protezione e sicurezza da entità politiche concrete. Orsina osserva come, di fronte a un mondo sempre più instabile, i cittadini europei tendano a guardare agli Stati nazionali piuttosto che all’Unione Europea. Questo atteggiamento evidenzia i limiti dell’UE nel diventare un’entità politica pienamente riconosciuta, aprendo la strada al sovranismo, che non è la causa della crisi europea, ma piuttosto una sua conseguenza.
Il summit di Londra rappresenta un momento cruciale per discutere del futuro dell’Europa, in particolare nel campo della sicurezza e della difesa. Tuttavia, l’incapacità di superare le divisioni interne e di costruire una comunità politica forte continua a ostacolare il progresso verso un’autonomia strategica europea. In un mondo in rapida evoluzione, l’Europa deve trovare il modo di conciliare le esigenze degli Stati nazionali con la necessità di maggiore unità per affrontare le sfide globali.