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Aggredita dal collega a martellate e pugni, l’incubo di Barbara: “Mi sono finta morta”

Pubblicato: 02/03/2025 14:07

Una giornata che sembrava normale si trasformò in un incubo per Barbara Bartolotti, una giovane ragioniera che viveva una vita serena tra famiglia e lavoro. Quello che sembrava un incontro di routine con un collega si rivelò un’aggressione brutale: martellate, coltellate, e poi le fiamme. Barbara sopravvisse fingendosi morta, ma la sua esistenza cambiò per sempre.

Una vita stravolta dalla violenza

Barbara lavorava come ragioniera in un’impresa edile e si occupava anche di mansioni pratiche. Tra i suoi colleghi c’era un geometra, nipote del proprietario, che spesso la accompagnava durante i trasferimenti per motivi di sicurezza. Sabato 20 dicembre 2003, quell’uomo la chiamò insistentemente, chiedendo di incontrarla. La giovane salì sulla sua auto, ignara di ciò che stava per accadere.

Dopo un breve tragitto, l’aggressione: quattro colpi alla testa con un martello, seguiti da coltellate, calci e pugni. Infine, l’uomo le versò addosso della benzina e le diede fuoco, gridandole: «Non posso averti, meglio ucciderti».

Barbara riuscì miracolosamente a chiedere aiuto. Venne ricoverata per quattro mesi nel centro grandi ustioni di Palermo e sottoposta a numerosi interventi chirurgici. La violenza le costò anche il figlio che aspettava.

Una giustizia negata

Nonostante le aggravanti del tentato omicidio, l’aggressore ricevette una condanna di soli quattro anni grazie al rito abbreviato, scontando pochi mesi agli arresti domiciliari e beneficiando poi dell’indulto. Oggi è libero e lavora in banca, mentre Barbara ha perso il lavoro e fatica a trovare un’occupazione a causa dei segni indelebili sul suo corpo.

Dalla sofferenza alla rinascita: la fondazione di “Libera di Vivere”

Nel 2016, Barbara ha deciso di trasformare il suo dolore in forza, fondando l’associazione “Libera di Vivere” Onlus, che supporta le vittime di violenza. Attraverso la sua storia, sensibilizza l’opinione pubblica sulla necessità di pene certe e giustizia per chi commette violenze.

Nel 2010, la nascita di sua figlia Federica ha rappresentato per Barbara un simbolo di speranza e rinascita. Tuttavia, la sua battaglia non si ferma. «La violenza contro le donne non dovrebbe avere una “giornata”, ma essere combattuta ogni giorno», afferma con determinazione.

Una proposta di legge presentata recentemente al Senato, che prevede l’esenzione delle spese sanitarie per le donne vittime di violenza, potrebbe rappresentare un passo avanti, ma per Barbara è necessario un cambiamento culturale più profondo.

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