
Negli ultimi mesi, il prezzo delle uova negli Stati Uniti ha visto un’impennata notevole, raggiungendo a gennaio 2025 il prezzo record di 4,95 dollari (pari a 4,77 euro) alla dozzina. Un aumento che ha superato i livelli precedenti, inclusi quelli di gennaio 2023, e che ha suscitato preoccupazione fra i consumatori. Il fenomeno non è solo il risultato dell’inflazione generale, ma è legato principalmente all’emergenza sanitaria legata all’influenza aviaria, che ha spinto gli allevatori a sacrificare milioni di polli e galline per limitare i contagi.
Le cause dell’aumento dei prezzi
L’influenza aviaria, in particolare la varietà H5N1, ha avuto un impatto devastante sugli allevamenti statunitensi. Quando si rileva un caso di contagio, le autorità sanitarie ordinano l’abbattimento immediato di tutti gli animali dell’allevamento, una misura che, se applicata a strutture più grandi, può ridurre drasticamente l’offerta di uova. A dicembre 2024, il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha annunciato che sono stati abbattuti circa 18 milioni di tacchini, polli e galline da uova, con il numero di animali sacrificati salito a 23 milioni nel gennaio 2025. Questo calo nella disponibilità ha portato a scaffali vuoti nei supermercati e a limitazioni sugli acquisti, mentre i consumatori si trovano ad affrontare un aumento dei prezzi.
La previsione di ulteriori aumenti
Secondo gli esperti, i prezzi delle uova continueranno a salire nei prossimi mesi, in particolare a causa dell’aumento della domanda che tradizionalmente si registra nel periodo che precede la Pasqua, quest’anno fissata per il 20 aprile. Il Dipartimento dell’Agricoltura prevede che il prezzo delle uova potrebbe aumentare fino a 7 dollari alla dozzina, con un incremento che si aggira intorno al 41%, rispetto al 20% inizialmente previsto. Un notevole aumento se paragonato ai prezzi registrati in passato: ad esempio, nell’agosto 2023, il prezzo medio era di soli 2,04 dollari alla dozzina, mentre nel 2019 era addirittura di 1,20 dollari.
Altri fattori che influiscono sull’aumento dei costi
Oltre al numero di animali abbattuti, ci sono altri fattori legati all’influenza aviaria che stanno contribuendo al caro uova. Gli allevatori sono costretti a sostenere maggiori costi per adottare misure preventive, come il cambio dei vestiti per il personale, per limitare la diffusione del contagio tra i vari ambienti degli impianti. L’inflazione ha colpito anche i costi del carburante, del mangime e degli stipendi, fattori che hanno incrementato ulteriormente il prezzo delle uova. Inoltre, la domanda crescente negli Stati Uniti, favorita anche dalla popolarità dei ristoranti che offrono piatti a base di uova durante tutto l’anno, ha amplificato la carenza.
Influenza aviaria: un’emergenza in corso
Il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria, che ha iniziato a diffondersi negli allevamenti statunitensi nel 2023, si trasmette principalmente attraverso il contatto tra galline e uccelli migratori. I periodi di massimo rischio si verificano durante l’autunno e la primavera, stagioni in cui gli uccelli migratori transitano negli Stati Uniti. Gli allevamenti all’aperto sono più vulnerabili rispetto a quelli chiusi, dove gli animali vivono in ambienti controllati.
L’influenza ha colpito anche alcuni esseri umani, circa 70 persone, la maggior parte delle quali lavorava in stretto contatto con gli animali, ma non sono stati registrati casi di contagio da persona a persona. Per fronteggiare la crisi, il governo di Donald Trump ha annunciato un investimento di un miliardo di dollari, destinato principalmente a coprire i costi aggiuntivi degli allevatori.