
Londra – Giorgia Meloni arriva al numero 10 di Downing Street per incontrare il premier britannico Keir Starmer. Sorrisi formali e battute sul celebre gatto di casa, ma dietro il protocollo diplomatico si cela un evidente fastidio, dovuto al piano franco-britannico sull’Ucraina, che spiazza Roma e minaccia di isolare l’Italia nel dibattito europeo.
Il piano franco-britannico e il ruolo di Starmer
Insieme al presidente francese Emmanuel Macron, Starmer sta costruendo una strategia per una “pace duratura e giusta” in Ucraina. Un approccio che non prevede concessioni al tycoon Donald Trump, né la mortificazione di Volodymyr Zelensky. Tuttavia, questa iniziativa, accelerata nei tempi e nei contenuti, sta lasciando poco spazio di manovra alle altre cancellerie, Italia inclusa.
Meloni, poco propensa a seguire l’asse franco-britannico, si trova a gestire un delicato equilibrio. Da un lato, non vuole entrare in contrasto diretto con Washington e con la visione trumpiana; dall’altro, fatica a trovare un punto di convergenza con la visione di Starmer e Macron, che stanno prendendo l’iniziativa in Europa.
Meloni e la “strategia del ponte”
Durante l’incontro, Meloni ribadisce la sua posizione sull’Ucraina, scegliendo un linguaggio che punta sull’unità transatlantica. “Penso che sia molto importante evitare il rischio che l’Occidente si divida. Ho proposto una riunione tra gli Stati Uniti e i leader europei, perché se ci dividiamo saremo tutti più deboli”, dichiara il presidente del Consiglio.
Una strategia che Meloni definisce come quella del “ponte“, ma che al momento sembra infrangersi contro il protagonismo britannico e francese. Il piano discusso nel vertice di Lancaster House, che coinvolge anche Turchia, Canada e il presidente ucraino Zelensky, appare incompatibile con l’approccio più cauto di Roma.
Il fastidio verso il protagonismo britannico
Dietro le dichiarazioni ufficiali, si intuisce l’irritazione di Meloni per un piano che sembra tagliare fuori l’Italia. Il pacchetto di proposte avanzato da Francia e Gran Bretagna punta a stabilire una roadmap per la pace senza attendere il consenso degli Stati Uniti o di altri attori chiave.
Meloni, invece, insiste sulla necessità di coinvolgere Washington, affidare la mediazione alla Nato e ottenere garanzie legali dall’Onu per eventuali missioni internazionali. Per ora, Roma sembra destinata a un ruolo marginale, con la speranza di riequilibrare il piano nelle fasi successive.
Tra diplomazia e tensioni
Durante l’incontro, Starmer cerca punti di convergenza, enfatizzando la possibilità di collaborare su temi come difesa e immigrazione. “Abbiamo un approccio molto simile. È fantastico averti qui in un momento cruciale”, commenta il premier britannico. Tuttavia, come spesso accade, le dichiarazioni pubbliche lasciano spazio a discussioni più aspre a porte chiuse.
Con un ciclone Trump che aleggia sullo sfondo e bandiere ucraine ed europee che sventolano fuori da Downing Street, il confronto tra i leader europei sembra destinato a nuove frizioni. Meloni dovrà ora giocare le sue carte per evitare che il protagonismo franco-britannico la releghi ai margini del dibattito.