
L’Unione Europea di fronte alla guerra: un’istituzione inutile?
La guerra in Ucraina ha mostrato tutti i limiti dell’Unione Europea, incapace di articolare una strategia autonoma per risolvere il conflitto. Nei tre anni di ostilità, Bruxelles non ha prodotto una vera proposta di pace, rimanendo subordinata alle scelte statunitensi e confermando la previsione di Emmanuel Macron, che già nel 2019 definì la Nato “cerebralmente morta”.
Il suo monito appare oggi più attuale che mai: “Ci sono degli alleati che sono insieme in una stessa regione del pianeta e non c’è nessun coordinamento delle decisioni strategiche degli Stati Uniti con questi alleati”. Se allora si parlava della protezione dei curdi dalla Turchia, oggi la posta in gioco è la sopravvivenza dell’Ucraina e il rischio di un’escalation globale.
La marginalizzazione dell’Unione Europea
L’inconsistenza politica dell’Ue è testimoniata dalla composizione stessa dei summit di emergenza sulla guerra. L’incontro del 17 febbraio a Parigi e quello successivo a Londra non solo si sono svolti senza il coinvolgimento di metà dei paesi Ue, ma hanno visto la partecipazione di stati estranei all’Unione come Canada e Turchia.
Quest’ultima, insieme a Israele, è stata l’unica ad aver giocato un ruolo da mediatore tra Mosca e Kiev. Paradossalmente, sono rimasti esclusi i Paesi baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – che sarebbero le prime vittime in caso di mire di espansione russa.

Il baricentro decisionale si sta spostando su un asse Francia-Regno Unito, due potenze nucleari che, pur unite, non possono competere con l’arsenale russo e che ormai agiscono come un blocco separato dall’Ue. Nel frattempo, Washington ha avviato un negoziato diretto con Putin, suggerendo che la pace passi per un cambio di leadership a Kiev, come dichiarato dallo speaker della Camera Mike Johnson: “La pace deve passare per le dimissioni di Zelensky”. Un cambio di rotta radicale che segna la fine dell’asse euroatlantico come lo conoscevamo.
L’Unione Europea per anni si è concentrata su cavilli burocratici, ha creato tensioni al suo interno, le politiche economiche si sono rivelate fallimentari. La testardaggine con cui si è fissata su progetti irrealistici come quello sul Green Deal ha causato il crollo di interi settori industriali. Ora la storia sta presentando il conto.
Il fallimento della strategia europea e le conseguenze geopolitiche
Il riposizionamento degli Stati Uniti è dettato da un mutato giudizio su Mosca. L’establishment americano non considera più la Russia una minaccia esistenziale, viste le difficoltà incontrate da Putin nel conflitto. La priorità ora è evitare che Putin si avvicini troppo alla Cina. Questa nuova visione americana relega l’Europa a un ruolo marginale, ridimensionando drasticamente il concetto stesso di “Occidente”.
L’Unione Europea, concepita per garantire la pace e la stabilità economica del continente, oggi appare priva di peso nelle questioni strategiche. Non è più un attore geopolitico, ma solo un mercato comune incapace di agire autonomamente. La mancanza di una politica di difesa comune, il declino dell’industria militare e la dipendenza energetica hanno reso il Vecchio Continente irrilevante nel nuovo ordine mondiale.

Cosa deve fare l’Unione Europea per ricostruirsi?
L’Europa deve scegliere: restare un vassallo degli Stati Uniti o assumere una postura autonoma, ridefinendo il proprio ruolo. Per farlo, sono necessarie azioni concrete:
- Creare una difesa comune: Senza una forza militare credibile, l’Ue resterà in balia delle decisioni altrui. Serve un comando europeo unico, con capacità operative reali.
- Indipendenza economica e tecnologica: Ridurre la dipendenza dagli Usa in settori chiave, investendo in tecnologia, energia e materie prime.
- Strategia diplomatica autonoma: Tornare a essere un soggetto attivo nei negoziati di pace, evitando di seguire passivamente Washington.
- Rilancio dell’identità politica europea: Il fallimento della risposta alla guerra dimostra che l’Ue non può basarsi solo su regolamenti economici. Serve una visione politica condivisa.
L’Unione Europea è a un bivio. Se non agirà in fretta, rischia di diventare un’entità sempre più irrilevante, un “guscio vuoto” privo di peso strategico. Il tempo delle illusioni è finito. Ora servono scelte coraggiose, o l’Europa verrà definitivamente relegata al ruolo di spettatrice nella partita geopolitica globale.