
L’analista Federico Rampini, ospite de L’Aria che Tira, ha delineato gli scenari futuri sotto una possibile nuova amministrazione Trump, con particolare attenzione al conflitto in Ucraina e ai rapporti con la Cina. Secondo Rampini, l’approccio dell’ex presidente americano si basa su una logica strategica più ampia, in cui Kyiv è solo una pedina di un gioco geopolitico più grande.
Rampini contro Zelensky
“Se uno si riguarda tutti i 45 minuti dell’incontro con Trump, vede uno Zelensky sull’offensiva, molto molto aggressivo. – afferma Rampini – Poco prima aveva incontrato gli esponenti del Partito Democratico americano che lo avevano aizzato. È arrivato decisamente battagliero e ha fatto di tutto per costringere Trump a dire che Putin è un criminale, è l’aggressore, il colpevole. Questo tipo di affermazione preclude il negoziato. Se Trump ha deciso di sedersi attorno a un tavolo con Putin, Zelensky non deve dire quelle cose. Per questo Trump è andato in bestia”.
Lucidissima analisi di #Rampini sull'incontro Trump-Zelensky
— TELADOIOLANIUS (@TELADOIOLANIUS) March 4, 2025
"Tu la guerra non la puoi vincere a meno di trascinare gli Usa in guerra e questa è la 3a guerra mondiale" pic.twitter.com/UEAhBAyQpb
Ucraina, un asset nella sfida con la Cina
Secondo Rampini, Trump considera l’Ucraina non come una questione centrale, ma come uno strumento per ridurre la dipendenza occidentale dalla Cina. Il motivo principale risiede nelle terre rare, minerali essenziali per le tecnologie avanzate, dal settore energetico a quello militare. Attualmente, Pechino detiene una posizione dominante nell’estrazione e nella raffinazione di questi materiali.

L’Ucraina, possedendo importanti giacimenti di terre rare, potrebbe quindi diventare un tassello strategico nella competizione tra Stati Uniti e Cina. Per questo, l’atteggiamento di Trump nei confronti di Zelensky e della guerra in corso potrebbe essere dettato più da considerazioni economico-strategiche che da un reale interesse per il destino del paese.
La politica interna e la coerenza di Trump
Rampini ha poi analizzato il metodo politico di Trump, sottolineando come l’ex presidente sia solito mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Esempi concreti sono:
- Il muro con il Messico, che, pur non completato, ha visto la realizzazione di diversi tratti con fondi ottenuti dalla sua amministrazione.
- La guerra commerciale con la Cina, avviata attraverso l’imposizione di dazi che hanno ridefinito gli equilibri economici globali.
- Il taglio delle tasse, concretizzato con una riforma fiscale significativa.
Secondo Rampini, Trump non fa promesse vaghe o retoriche, ma segue una logica pragmatica: quando annuncia una misura, tenta realmente di attuarla, nonostante le resistenze di Congresso, tribunali e realtà politica. Con la possibilità di un suo ritorno alla Casa Bianca, le sue dichiarazioni su Ucraina, Cina ed economia vanno quindi prese sul serio, poiché la sua tendenza è quella di perseguire con determinazione gli obiettivi annunciati.