
L’omicidio del 16enne, Christopher Thomas Luciani, accoltellato brutalmente con 25 fendenti lo scorso giugno a Pescara, ha portato oggi alla condanna dei due responsabili. Il tribunale per i minorenni dell’Abruzzo ha inflitto loro pene rispettivamente di 19 anni e 4 mesi e 16 anni di reclusione. Uno è figlio di un carabiniere, l’altro di un’insegnante. Il movente, secondo la Corte, è stato un debito di droga di 270 euro che la vittima doveva a uno degli aggressori.
Il processo e le prove
Dopo otto mesi, il tribunale ha emesso il verdetto al termine di un processo con rito abbreviato. La ricostruzione dei fatti era chiara fin dall’inizio: le telecamere di sorveglianza avevano ripreso ogni momento dell’aggressione. Il primo fotogramma risale alle 16:46 del 24 giugno, quando i due giovani arrivano al Parco Baden Powell di Pescara.
Uno è descritto come “di corporatura esile, con bermuda blu, felpa bianca con cappuccio e scarpe scure”. L’altro, “più alto, indossa una t-shirt nera, bermuda scure, cappellino con visiera e scarpe da ginnastica bianche”. Si posizionano vicino a un campetto da gioco, aspettando la vittima.
Il debito e l’aggressione
Poco dopo, i tre si dirigono verso un’area più isolata del parco, superano i campi da calcio ed entrano attraverso una rete bucata. Un testimone, presente sul posto, racconta: “Hanno detto che il primo gli ha dato 15 coltellate, poi l’altro ha preso il coltello e ne ha inferte altre dieci”. Il ragazzo a terra emetteva lamenti, ma gli aggressori gli intimavano di stare zitto.
L’indifferenza dopo il delitto
Dopo il massacro, i due non si sono fermati a riflettere: hanno gettato il coltello in acqua e sono andati al mare, come se nulla fosse accaduto. Un’ultima immagine li inchioda: una foto scattata sulla spiaggia, in cui uno dei due appare sorridente, seduto su un lettino dopo il bagno. Un dettaglio che ha contribuito alla condanna definitiva.