
È l’ultimo avviso in ordine di tempo. Gli esperti lo ripetono da mesi: “Prepariamoci perché la prossima pandemia sarà scatenata dall’influenza aviaria“. Ora il mondo della scienza e dell’industria lo scrive su Science, esortando i governi ad agire subito contro il virus H5N1.
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“Prepararci adesso può salvare vite e ridurre l’impatto economico e sociale”, spiega Jesse Goodman, della Georgetown University, primo firmatario della lettera.
Il virus si è adattato ai mammiferi
Gli esperti avvertono: “Il virus H5N1 si è adattato ai mammiferi come i bovini, causando contagi anche negli esseri umani”. Finora la trasmissione è avvenuta solo dagli animali all’uomo. Ma il rischio di un salto di specie aumenta. “L’azione urgente è necessaria per prevenire scenari pericolosi”.
I passi da fare
La lettera indica tre priorità. Vaccini efficaci e produzione rapida. Le nuove tecnologie come i vaccini a mRNA devono essere potenziate. Serve un accesso equo, anche per i Paesi a basso reddito. Comunicazione trasparente. “Informare il pubblico con dati scientifici può ricostruire la fiducia nella sanità pubblica”. Piani pandemici testati e condivisi. La collaborazione tra nazioni deve superare le divisioni politiche.
Il virus potrebbe colpire presto
Il virus H5N1 continua a mutare. Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Bio-Medico di Roma, spiega: “Utilizziamo l’intelligenza artificiale per monitorare la progressione del virus. L’obiettivo è rimanere in allerta”.
La preoccupazione dei CDC
I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) seguono da vicino il caso di un 65enne in Louisiana, infettato da un ceppo mutato del virus. “Le mutazioni osservate non si sono diffuse ad altri“, spiegano gli esperti. Tuttavia, il virus presenta modifiche nella proteina emoagglutinina, che potrebbe facilitare il contagio tra umani.
“Tenere alta l’attenzione”
Ciccozzi avverte: “Il contagio tra umani potrebbe arrivare. Non sappiamo quando, ma dobbiamo essere pronti“. Il suo team sta studiando le mutazioni per capire il passaggio del virus dagli uccelli ai bovini. “Non abbiamo particolari timori per il 2025, ma eventi come il Giubileo potrebbero favorire la diffusione. Serve monitoraggio costante”, conclude l’esperto.