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“Uccisa il 14 dicembre, dopo la colazione”. L’orribile verità su Liliana Resinovich: “Ha lottato”

Pubblicato: 07/03/2025 20:21

Sono emersi nuovi e inquietanti dettagli dalla seconda autopsia sul corpo di Liliana Resinovich, che confermano ulteriormente che la morte della donna non fu un suicidio, come inizialmente ipotizzato, ma un omicidio. Durante l’autopsia, sono stati trovati sette campioni di formazioni pilifere sugli abiti di Liliana: quattro provenienti dai sacchetti di plastica che le erano stati posti sulla testa e altri quattro dalla zona pubica. Oltre a questi, sono state recuperate altre due formazioni pilifere dalla Polizia scientifica, che potrebbero appartenere a chi l’ha aggredita.

Alcuni di questi peli, in particolare quelli dal pube, sono bianchi e diversi dal colore naturale dei capelli di Lilli, il che suggerisce l’esistenza di un’altra persona coinvolta. La possibilità di analizzare il DNA da questi campioni potrebbe finalmente portare all’identificazione dell’assassino, anche se la qualità del DNA disponibile potrebbe influire sulla riuscita dell’analisi. Liliana Resinovich “in via di elevata probabilità” è morta “nella mattinata del 14 dicembre 2021 entro quattro ore dalla colazione”.
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In aggiunta a questo, la perizia contiene uno studio entomologico redatto dallo specialista Stefano Vanin, che ha analizzato la presenza di insetti sui sacchetti e sugli indumenti. Gli insetti possono essere utilizzati per determinare il periodo della morte, poiché diversi stadi di decomposizione attraggono differenti gruppi di insetti. In base a questo studio, gli esperti sono riusciti a stimare la temperatura del parco in cui è stato trovato il corpo di Liliana, che si è rivelata essere intorno ai 5,4°C durante il periodo dal 14 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022, confermando che il corpo non è stato congelato né spostato.

Per quanto riguarda la causa della morte, la relazione scientifica smonta l’ipotesi iniziale di un suicidio per “asfissia da sacchetto“. I consulenti sottolineano che chi si suicida con questa modalità generalmente è in uno stato di depressione grave e può far uso di droghe o alcol, ma nel caso di Liliana non sono stati trovati segni di queste sostanze nel suo organismo. Inoltre, l’assenza di segni che possano indicare una morte per asfissia volontaria, combinata con la presenza di lesioni da difesa e segni di soffocamento meccanico, suggerisce che Liliana sia stata aggredita e soffocata prima di essere messa nei sacchetti.

Le lesioni riscontrate al cranio, al viso e alla vertebra toracica, insieme alle ferite da difesa, confermano che Liliana ha lottato contro il suo aggressore. La perizia tecnica evidenzia che le lesioni al naso e alla bocca sono tipiche di un soffocamento esterno, e le ferite al capo potrebbero essere state causate dall’aggressore prima della morte. Sebbene non si possa determinare con certezza se il sacchetto abbia avuto un ruolo diretto nella morte, i consulenti escludono l’ipotesi del suicidio, ritenendola priva di fondamento.

Il fratello di Liliana, Sergio, ha espresso il suo sollievo per la certezza che sua sorella non si sia suicidata, pur restando addolorato per la sua perdita. “È stata uccisa in modo brutale”, ha commentato, aspettandosi ora che la nuova indagine possa portare alla giustizia.

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Ultimo Aggiornamento: 07/03/2025 21:41

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