
I capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, con l’eccezione dell’Ungheria, hanno approvato le cinque condizioni per una pace giusta e duratura in Ucraina. Tra i principi fondamentali stabiliti dal Consiglio europeo emergono: nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina, nessuna trattativa sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell’Europa, nessun cessate il fuoco senza un accordo di pace globale, garanzie di sicurezza per Kiev per evitare nuove aggressioni russe e il pieno rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità ucraina.
L’Unione europea si è dichiarata pronta a rafforzare il proprio impegno nelle garanzie di sicurezza per Kiev, valutando anche l’uso degli strumenti di politica di sicurezza e difesa comune (Csdp) e collaborando con partner internazionali e la Nato.
L’Ue accelera sul sostegno militare a Kiev
I 26 Paesi membri hanno concordato sulla necessità di intensificare con urgenza il sostegno militare all’Ucraina, rispondendo alle pressanti esigenze difensive di Kiev. La priorità sarà garantire sistemi di difesa aerea, munizioni, missili e attrezzature per le brigate ucraine, oltre a rafforzare la formazione delle truppe.
Il Consiglio europeo ha sottolineato il ruolo chiave della missione di assistenza militare dell’Ue (Eumam Ucraina) e ha chiesto di velocizzare l’attuazione delle iniziative, in particolare quella dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, in sinergia con l’iniziativa Era del G7.
Costa: “L’Ue non è divisa, l’Ungheria è isolata”
Al termine del vertice, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha ribadito la compattezza dell’Unione europea nel sostegno a Kiev, ridimensionando la posizione di Budapest.
“La differenza è che 26 Paesi ritengono che il rafforzamento della difesa ucraina sia la strada per la pace. L’Ungheria si è isolata da questo consenso, ma un Paese isolato non significa divisione. I 26 sono uniti nella volontà di continuare a sostenere l’Ucraina, come abbiamo fatto dal 24 febbraio 2022, e continueremo a farlo”.
Costa ha chiarito che, sebbene Budapest abbia una strategia differente, “l’Ungheria è una su ventisette. Ventisei sono più di uno“. Un messaggio netto che conferma la determinazione dell’Ue a proseguire nel sostegno all’Ucraina, nonostante le resistenze del governo di Viktor Orbán.