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Cari uomini, per l’8 marzo più fatti e meno mimose

Pubblicato: 08/03/2025 10:17

Ogni anno, puntuale come un rituale, l’8 marzo si riempie di mimose, auguri e frasi di circostanza. I social si tingono di giallo, le vetrine si decorano di slogan sulla festa delle donne e le scrivanie degli uffici si riempiono di fiori. Poi, il giorno dopo, tutto torna come prima. Gli stessi uomini che oggi si affrettano a regalare un mazzolino, domani dimenticheranno che la parità di genere non è una celebrazione, ma una questione di diritti, lavoro, sicurezza e rispetto.

L’8 marzo non nasce come una festa, ma come una giornata di lotta. Una giornata per ricordare che, nonostante i progressi fatti, le disuguaglianze esistono ancora. Le donne sono pagate meno, faticano a ottenere promozioni, vengono discriminate se decidono di avere figli e si trovano a dover scegliere tra carriera e famiglia in un modo che agli uomini non viene mai imposto. Il gender pay gap è un fatto, non un’opinione. Così come lo è il numero di femminicidi, che in Italia non smette di crescere. Solo nel 2023, più di cento donne sono state uccise, spesso da chi diceva di amarle. La violenza di genere non è un’emergenza, ma un problema strutturale, una cultura del possesso che continua a essere minimizzata, giustificata, ignorata.

E allora viene da chiedersi: a cosa servono le mimose se il giorno dopo tutto rimane uguale? A cosa servono i post sui social, le offerte speciali per le donne nei locali, le campagne pubblicitarie con slogan accattivanti, se poi il cambiamento vero non arriva? Perché la verità è che l’8 marzo non dovrebbe essere un giorno in cui gli uomini “festeggiano” le donne, ma un giorno in cui si interrogano sul proprio ruolo in questa società.

Essere dalla parte delle donne significa ascoltarle. Significa riconoscere i propri privilegi e lavorare per abbattere le disuguaglianze. Significa non interrompere una collega durante una riunione, non minimizzare un racconto di molestie, non delegare tutto il carico emotivo e organizzativo della vita familiare. Significa insegnare ai propri figli che il rispetto è la base di tutto e che nessuna ragazza deve sentirsi in colpa per aver detto “no”.

L’8 marzo dovrebbe essere un impegno, non una formalità. Perché la vera celebrazione non è nei gesti simbolici, ma nel modo in cui, ogni giorno, scegliamo di rendere il mondo più giusto. Se davvero volete onorare questa giornata, cari uomini, lasciate perdere i fiori e iniziate a fare la vostra parte.

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