
Liliana Resinovich non si è tolta la vita: è stata uccisa. Ora le indagini si concentrano sull’individuazione del responsabile. La donna, 63 anni, era scomparsa nel dicembre 2021, e secondo la relazione degli esperti forensi incaricati dalla Procura, tra cui Cristiana Cattaneo, Vanin, Tambuzzi e Leone, sarebbe morta entro quattro ore dalla colazione.
Le analisi medico-legali hanno ricostruito le modalità dell’omicidio: la vittima è stata colta di sorpresa da dietro, ha perso conoscenza e successivamente è morta per asfissia, soffocata da sacchetti chiusi attorno al capo, applicati da una terza persona in un secondo momento ravvicinato.
Il corpo presentava segni di violenza evidenti. “Il volto di Liliana Resinovich era attinto da lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra. A seguire, poi, la mano destra”. Complessivamente, i periti hanno individuato quattro punti di impatto distinti sul corpo.
I magistrati dovranno esaminare 15 reperti, tra capelli e altre formazioni pilifere di varia natura. Sette di questi sono stati prelevati dagli indumenti di Liliana, quattro dai sacchetti di plastica che le avvolgevano il capo e gli ultimi quattro dalle parti intime. L’obiettivo degli esperti è individuare un DNA estraneo a quello della vittima, idealmente riconducibile a una persona già nota alle indagini.
La relazione medico-legale esclude categoricamente un evento accidentale, come una caduta, sottolineando che per giustificare ferite così diffuse “sarebbe necessario che questa fosse avvenuta in maniera rocambolesca, con un rotolamento o un movimento tale da fare urtare il volto più volte contro una superficie piana o ottusa”.
Le indagini proseguono per risalire all’identità dell’assassino e ricostruire le ultime ore di vita della donna, nella speranza di far luce su un caso che, a distanza di anni, continua a lasciare molti interrogativi aperti.