
Donald Trump continua a ripetere che l’Unione Europea è un nemico degli Stati Uniti, come se la storia recente non avesse già dimostrato quanto l’alleanza transatlantica sia stata un pilastro della potenza americana. Se oggi gli Stati Uniti sono ancora il centro dell’Occidente, lo devono anche alla rete di relazioni costruite nel dopoguerra, non certo all’isolazionismo di chi vorrebbe chiudersi nel proprio cortile e lasciare il mondo al caos.
Trump parla di sicurezza e difesa, ma dimentica un piccolo dettaglio: un’America senza alleati è un’America più debole. Certo, è giusto chiedere all’Europa di fare di più per la propria sicurezza, ma la soluzione non è certo spingerla verso un pericoloso “fai da te”, con il rischio di un’Unione Europea che, lasciata sola, possa pensare a una strategia autonoma meno in sintonia con Washington. L’idea che gli Stati Uniti possano fare a meno di un’Europa forte e coesa è una delle più grandi sciocchezze della politica contemporanea, e chi la sostiene non ha capito nulla della geopolitica del XXI secolo.
Nel frattempo, il leader repubblicano continua con la sua ambiguità verso Vladimir Putin, strizzandogli l’occhio con dichiarazioni che suonano più come un incoraggiamento che come una deterrenza. Ma c’è un problema: Putin non si ferma con le pacche sulle spalle, e più gli si concede spazio, più se ne prende. L’illusione di poter negoziare con lui da una posizione di debolezza non ha mai funzionato e non funzionerà nemmeno questa volta.
Intanto, in Europa, assistiamo all’ennesima inversione della realtà: i leader filo-russi e i loro sostenitori in Occidente si spacciano per pacifisti, mentre chi difende il diritto dell’Ucraina a non essere cancellata dalla carta geografica viene dipinto come guerrafondaio. Ma quale pace si sta invocando? Quella che passa per la resa totale di Kiev e la legittimazione dell’aggressione come strumento politico? Se questo è il modello, il messaggio è chiaro: chiunque abbia ambizioni espansionistiche può alzare la posta, tanto prima o poi qualcuno in Occidente troverà il modo di arrendersi per lui.
Se l’Unione Europea vuole avere un futuro, non può più dipendere dall’umore di un presidente americano che un giorno giura fedeltà agli alleati e il giorno dopo li insulta. L’unità e la sicurezza europea non sono un’opzione, ma una necessità vitale. Se Washington vorrà esserci, bene. Ma se dovesse scegliere di isolarsi, l’Europa dovrà essere pronta a camminare sulle proprie gambe. Perché un’America che abbandona il suo ruolo di guida non diventa più forte, diventa solo irrilevante. E quando se ne accorgerà, potrebbe essere troppo tardi.