Un’indagine delicata ha portato alla luce un caso di violenza sessuale familiare, scaturito dal racconto di un bambino di nove anni sui “giochi” della madre. La vittima, sua sorella dodicenne, sarebbe stata coinvolta in una serie di abusi perpetrati dalla madre quarantenne e dal suo compagno venticinquenne.
La vicenda ha avuto inizio dopo la separazione dei genitori dei due minori, avvenuta in seguito all’epidemia di Covid-19. I figli erano stati affidati ad entrambi i genitori, ma gli episodi di violenza si sarebbero verificati tra settembre 2023 e marzo 2024, durante il tempo trascorso con la madre.
Il bambino, testimone di questi “strani giochi”, ha descritto carezze nelle parti intime sia della madre che della sorella. Le indagini della squadra mobile della questura di Aosta, coordinate dal sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi, hanno rivelato un quadro inquietante, nonostante la cancellazione di numerosi messaggi e la presenza di materiale audio e fotografico.
Il giudice monocratico Luca Fadda ha emesso la sentenza di condanna: sei anni e otto mesi per la madre, attualmente agli arresti domiciliari, e due anni con sospensione della pena per il compagno, che sta seguendo un percorso riabilitativo.
Durante il processo, è emerso che non vi è stata violenza carnale. Il giovane compagno sarebbe stato indotto dalla donna a mostrare “i piaceri del sesso” attraverso videochiamate. La madre ha negato ogni accusa, affermando di non aver mai fatto del male ai figli e sostenendo di essersi finta la figlia durante le videochiamate per trattenere il compagno.
Tuttavia, le prove presentate dal pubblico ministero D’Ambrosi hanno portato alla condanna. La difesa ha annunciato che presenterà appello.