
Emmanuel Macron alza il pressing sulla sicurezza dell’Ucraina e chiede un piano immediato per il peacekeeping. “Passiamo dal concetto al piano”, ha dichiarato il presidente francese all’École Militaire davanti a 34 capi di Stato Maggiore, con la presenza dei vertici militari di Ue, Nato, Australia, Giappone e Canada.
L’obiettivo è quello di creare una “coalizione dei volenterosi” pronta a garantire la sicurezza a Kiev, mentre si fa sempre più concreta l’ipotesi di una tregua nel conflitto con la Russia. Intanto emerge, giorno dopo giorno, la frammentazione dell’Unione Europea.
Il Presidente francese continua ad accentrare su di sé l’attenzione e secondo alcuni sembra muoversi quasi indipendentemente da Bruxelles, che dovrebbe essere il centro di una risposta unitaria della Ue. Anche se la strategia vedrebbe concordi i principali alleati europei, resta il fatto che una risposta unitaria del Parlamento europeo dovrebbe essere affidata alla sua Presidente, e non alle iniziative dei leader dei diversi Paesi. Uno dei quali, l’Inghilterra, dell’Unione non fa nemmeno parte.

La svolta di Gedda e il cambio di strategia
Le notizie in arrivo da Gedda, dove si è registrata un’intesa tra Usa e Ucraina per un cessate il fuoco immediato, hanno dato una spinta decisiva all’incontro di Parigi. Macron, informato dei primi segnali positivi, ha modificato la sua strategia di comunicazione, evitando dichiarazioni pubbliche per non interferire con il nuovo approccio diplomatico della Casa Bianca.
In meno di un mese si è passati dall’umiliazione di Zelensky alla Casa Bianca al ritorno del sostegno militare statunitense e alla possibilità di una tregua di 30 giorni. Segno che la strategia di Trump non è umorale e improvvisata, ma si muove in entrambe le direzioni, e coinvolge molti attori internazionali.
Il ruolo chiave di Francia e Regno Unito
Dietro le quinte, Macron e il premier britannico Keir Starmer hanno lavorato per mantenere alta la pressione su Washington, proponendo una tregua temporanea come test delle reali intenzioni della Russia.
La roadmap delineata dal presidente francese prevede tre fasi: una tregua misurabile, la costruzione di garanzie di sicurezza e infine la creazione delle condizioni per una pace duratura. Un piano che in ogni caso è condiviso con i principali alleati europei e costantemente discusso con Donald Trump e il suo entourage.

Verso una coalizione europea per l’Ucraina?
Oggi si terrà una riunione fondamentale tra i ministri della Difesa di Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Polonia, mentre nel fine settimana Starmer ha convocato un nuovo vertice con i Paesi della “coalizione dei volenterosi”. L’appuntamento potrebbe sovrapporsi alla missione a Mosca dell’inviato di Trump, Steve Witkoff.
Macron insiste: l’Europa deve far sentire il suo peso e trasformare il sostegno a Kiev in azioni concrete, per non restare esclusa dai negoziati e imprimere una direzione favorevole all’Ucraina. Un tentativo di assumere un ruolo politico e geopolitico non marginale per un’Europa che, fra Usa, Russia e Cina rischia di fare la parte del vaso di coccio di manzoniana memoria. Sia per l’aspetto geopolitico, sia per quello economico.
Nonostante le iniziative – alcune molto discusse e controverse, come quella sul riarmo del continente proposto da Von der Leyen -, il rischio che ciò accada rimane alto. A meno che Trump non decida di cambiare la sua posizione e di tenere unita la Nato, Bruxelles cammina su un filo sottile. E il futuro sembra dipendere più dalle decisioni altrui che da quelle dell’Unione.