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Ucraina, dopo Gedda Putin all’angolo: cosa farà adesso. Tregua o guerra?

Pubblicato: 12/03/2025 06:49

Il clima a Mosca è carico di tensione. La proposta di una tregua di trenta giorni, emersa dai colloqui di Gedda tra Stati Uniti e Ucraina, ha scatenato reazioni discordanti tra i commentatori russi. Alcuni la considerano una concessione inaccettabile, altri lasciano intendere che il Cremlino potrebbe valutarla come un segnale di apertura. Nessuno, però, si sbilancia, segno che non è ancora arrivata una linea chiara dall’alto. L’incertezza riflette il dilemma politico di Vladimir Putin, stretto tra il rifiuto di ogni compromesso e la necessità di non chiudere la porta a possibili negoziati.

Nel frattempo, Washington e Parigi fanno pressioni. Il segretario di Stato Marco Rubio e il presidente francese Emmanuel Macron sostengono che ora spetta al Cremlino decidere il prossimo passo, con un’immagine sportiva che ha fatto discutere: “la palla è nel campo di Putin”. Il presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, ha annunciato che sentirà Putin entro la settimana. Il giornalista del Cremlino Dmitrij Smirnov ha subito rilanciato l’idea che la conversazione di venerdì potrebbe non essere solo un semplice scambio di vedute, ma il primo passo verso un incontro diretto tra i due leader.

Un’offerta difficile da accettare mentre Mosca è sotto attacco

La tregua proposta dagli Stati Uniti arriva in un momento delicato per Mosca. Nelle stesse ore in cui a Gedda si discuteva di una possibile pausa nei combattimenti, l’Ucraina ha lanciato un attacco senza precedenti con droni, colpendo la capitale russa e le regioni circostanti. Ben 343 velivoli senza pilota, di cui 92 nella regione di Mosca, hanno raggiunto il sud della città, provocando la morte di tre civili e danni a edifici residenziali. Questo attacco ha rafforzato la posizione dei falchi all’interno del Cremlino.

La portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova, per sottolineare l’aggressività ucraina, ha accompagnato il segretario dell’OSCE, Feridun Sinirliogu, a visitare Vidnoe, una delle località colpite. Il messaggio di Mosca è chiaro: un governo che attacca in modo così massiccio il territorio russo non può essere un interlocutore credibile per la pace.

Putin tra le richieste della sua cerchia e la pressione internazionale

Il leader russo si trova in una posizione complessa. Se da un lato la vecchia guardia del Cremlino respinge con fermezza ogni ipotesi di tregua, parlando con disprezzo di dogovornicjok, termine che nello sport indica partite truccate, dall’altro il mondo degli affari russi spera in un allentamento delle sanzioni occidentali. Con Trump alla guida degli Stati Uniti, alcuni oligarchi vedono la possibilità di riaprire un dialogo che potrebbe portare a benefici economici concreti.

Putin ha sempre affermato che una cessazione delle ostilità non può avvenire senza un accordo strutturato che garantisca la sicurezza russa. Tuttavia, rifiutare apertamente la proposta rischierebbe di far saltare il fragile canale di comunicazione con Washington, proprio ora che un nuovo interlocutore si è insediato alla Casa Bianca. Per questo, secondo alcuni analisti, la risposta del Cremlino potrebbe essere né un sì né un no, ma una formula diplomatica che lasci margine per future trattative.

Tra coloro che seguono da vicino le dinamiche del potere russo, il politologo Fjodor Lukjanov sottolinea come la diplomazia moderna stia tornando a dinamiche ottocentesche, in cui sono i leader e non gli ideali a determinare le sorti delle guerre. “La politica internazionale torna a essere una partita tra monarchi, dove conta meno l’ideologia e più il peso delle relazioni personali”. Un’analisi che lascia intendere che l’incontro tra Putin e Trump potrebbe rivelarsi più decisivo di qualsiasi trattativa ufficiale. Il verdetto potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.

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