Vai al contenuto

Sinner era innocente sin dall’inizio: e lo dicono adesso? Le incredibili rivelazioni

Pubblicato: 13/03/2025 12:04

Dopo dodici mesi di insinuazioni, l’International Tennis Integrity Agency (Itia) ha finalmente ammesso che Jannik Sinner non ha mai violato le regole antidoping. Un cambio di rotta clamoroso, che arriva solo ora, dopo che per un anno l’azzurro è stato costretto a difendersi da accuse ingiuste.

L’8 gennaio scorso, la Ceo dell’Itia Karen Moorhouse aveva parlato di una possibile squalifica tra uno e due anni per Sinner: “Se risulti positivo a una sostanza vietata, il punto di partenza per una possibile squalifica è di quattro anni. Se si può dimostrare che non sia stato intenzionale, la pena si riduce a due anni“.

La retromarcia del Ceo dell’Itia

“A questo punto si devono fare delle differenziazioni” aveva aggiunto il Ceo parlando del caso di Iga Swiatek. “Nel caso di Swiatek parliamo di un prodotto contaminato, mentre per Sinner c’è la complicazione che il suo sia un prodotto non contaminato, in quanto il fisioterapista ha usato sul suo dito il prodotto in questione che conteneva il principio attivo dopante. Per questo, l’intervallo della squalifica va da uno a due anni”.

Eppure, il 10 marzo scorso, a un anno esatto dall’inizio della vicenda, Moorhouse ha cambiato completamente versione: “Non c’è stata alcuna violazione delle regole antidoping del tennis”, ha dichiarato. Secondo il parere legale ricevuto dall’Itia, nessuno dell’entourage di Sinner poteva essere perseguito penalmente.

Cinque mesi di attesa e la tempesta mediatica

Come sottolineato dal Corriere dello Sport, il modo in cui è stata gestita la vicenda è semplicemente vergognoso. Tra il controllo antidoping a Indian Wells e la comunicazione della positività sono trascorsi cinque mesi, durante i quali Sinner ha vissuto con l’ombra di una possibile squalifica, senza avere certezze sul proprio futuro.

Non solo: nel momento in cui la notizia è diventata pubblica, il linciaggio mediatico è stato immediato e feroce. Tra social e stampa, Sinner è stato trattato come un dopato, nonostante fin dall’inizio fosse chiaro che non avesse assunto volontariamente alcuna sostanza proibita.

Eppure, nonostante questa pressione insostenibile, l’azzurro ha continuato a vincere: ha conquistato il numero 1 del mondo, ha trionfato agli US Open, alle ATP Finals, all’Australian Open e ha guidato l’Italia alla vittoria in Coppa Davis. Un’impresa straordinaria, compiuta mentre era sotto attacco.

Un anno di fango ingiustificabile

Ora che l’ITIA ha chiuso il caso, resta una domanda inevitabile: chi pagherà per questa vergogna? Il Corriere dello Sport non usa mezzi termini: la vicenda è stata gestita in modo dilettantesco e irresponsabile, con tempistiche inaccettabili e dichiarazioni ambigue che hanno lasciato Sinner in balia di sospetti e calunnie.

Per mesi, opinionisti e colleghi tennisti hanno alimentato il dubbio che fosse colpevole, favoriti da un’ITIA incapace di prendere una posizione chiara e di comunicare con trasparenza. Ora, a danno fatto, arriva l’ammissione di innocenza, ma senza scuse ufficiali, senza conseguenze per chi ha sbagliato. Sinner ne esce da campione, ma il sistema che avrebbe dovuto tutelarlo ne esce a pezzi.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure