
A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a far parlare di sé. Mentre le nuove indagini su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, stanno riportando l’attenzione su dettagli rimasti in ombra, si apprende che i reperti custoditi presso il Tribunale di Pavia — tra cui il pigiama indossato da Chiara al momento del delitto — sono stati smaltiti nel 2022, come spesso accade nei casi chiusi da tempo con sentenza definitiva. Lo smaltimento, legato anche a motivi logistici e di spazio, rappresenta un duro colpo per chi auspicava ulteriori analisi tecniche sui materiali originali.
Si rianalizzerà anche l’impronta di scarpa latente fotografata grazie al luminol sul pavimento di casa Poggi. Al tempo considerata comparabile con una scarpa Frau numero 42, è emerso con le nuove tecniche che sarebbe identica anche in caso di scarpa di numero più grande o più piccolo. La tecnica usata al tempo del processo avrebbe portato a un risultato «falso positivo». Per questo i pm intendono verificare autonomamente anche questo dato.
La pista mai chiusa: ipotesi del doppio autore
Intanto torna in primo piano la teoria del doppio killer, sostenuta anni fa da una dettagliata informativa dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano. In quel documento, datato luglio 2020, si mettevano in evidenza anomalie investigative nel procedimento che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere. I militari ipotizzavano la possibile presenza di un complice nell’omicidio.
L’annotazione richiamava anche la traccia genetica attribuita ad Andrea Sempio, trovata sotto le unghie della vittima. Una circostanza che, secondo gli investigatori, avrebbe dovuto spingere a considerare la presenza di un correo. Tuttavia, la Procura di Pavia e il gip Pasquale Villani, nel disporre l’archiviazione dell’indagine su Sempio, ritennero non fondate le richieste di ulteriori accertamenti e giudicarono “incompatibile” lo scenario del duplice autore.
Un caso che non smette di interrogare
Oggi, con la riapertura del fascicolo su Sempio, quella vecchia ipotesi ritorna con forza. Non è escluso che gli inquirenti abbiano raccolto nuovi elementi che potrebbero ridisegnare il quadro investigativo. Ma l’assenza dei reperti originali pone inevitabilmente limiti oggettivi alle indagini, riaprendo anche il dibattito sulla gestione della prova nei casi giudiziari di lunga durata.
Il delitto di Garlasco, nonostante una sentenza definitiva, continua a sollevare interrogativi mai del tutto sopiti. E ora, nuove piste e vecchie ombre si intrecciano in un’inchiesta che sembra non voler trovare pace.