
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Europa continua a confrontarsi con la complessità del conflitto e con la necessità di ridefinire le proprie strategie di sicurezza. In questo contesto, il recente voto del Parlamento europeo su un ambizioso piano di riarmo e sul sostegno a Kyiv ha messo in luce, ancora una volta, profonde divergenze sia tra le forze politiche che nell’opinione pubblica italiana.
Divisioni politiche, anche all’interno degli schieramenti
Le votazioni europee hanno rappresentato uno specchio delle tensioni politiche nazionali. Nella maggioranza di governo italiana, la Lega ha preso le distanze votando contro il piano di rafforzamento militare europeo, mentre Fratelli d’Italia si è mostrata prudente, scegliendo l’astensione sulla mozione di supporto all’Ucraina. Dall’altra parte, anche l’opposizione ha mostrato crepe evidenti: il Partito Democratico si è spaccato tra favorevoli e astenuti, segno che il dibattito è tutt’altro che pacificato, anche in ambienti dove ci si attenderebbe maggiore coesione.
Un Paese sempre più equidistante
Mentre le forze politiche si interrogano sulle scelte da compiere, gli italiani sembrano sempre meno coinvolti emotivamente nel conflitto. A prevalere, infatti, è un senso di distacco crescente: più della metà degli elettori si dice neutrale, senza prendere apertamente posizione né a favore della Russia né dell’Ucraina. Questo dato, in forte crescita rispetto ai primi mesi del conflitto, è il riflesso di una “stanchezza di guerra”, alimentata anche dal contesto economico difficile, dalle tensioni internazionali e da un clima generale di incertezza.
Il sostegno all’Ucraina, che all’inizio del conflitto era maggioritario, si è progressivamente eroso. Oggi solo un terzo degli italiani si schiera apertamente con Kyiv, mentre la quota di chi simpatizza per Mosca rimane marginale ma stabile. I più solidamente filo-ucraini si trovano tra gli elettori del PD, seguiti da quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Più tiepido, invece, il supporto tra gli elettori della Lega e del Movimento 5 Stelle, dove si osservano tendenze più equidistanti e, in alcuni casi, un sostegno contenuto verso la Russia.
Il piano europeo di riarmo non convince
Il progetto europeo di rafforzare la difesa comune con investimenti miliardari solleva perplessità tra i cittadini italiani. Pur non generando una spaccatura netta, la proposta incontra più contrari che favorevoli. Meno di un terzo si dice favorevole, mentre quasi il 40% si dichiara contrario. Un altro terzo resta indeciso, a testimonianza della delicatezza del tema e della difficoltà di costruire un consenso chiaro su questioni di politica militare.
Anche in questo caso, le opinioni si distribuiscono in modo non scontato tra gli elettori dei vari partiti. La Lega è il partito più apertamente contrario al riarmo, mentre Fratelli d’Italia e il PD mostrano una maggiore apertura. Più equilibrata la posizione degli elettori di Forza Italia, mentre tra i 5 Stelle prevalgono i contrari, pur con una minoranza significativa di favorevoli.
L’ipotesi di un impegno diretto sul terreno divide ancora di più
Una delle domande più spinose riguarda la possibilità di inviare truppe italiane in una forza di pace sotto egida ONU. Anche su questo punto il Paese è diviso: solo il 36% si dice favorevole, il 26% è contrario e quasi il 40% non ha un’opinione definita. A favore si mostrano soprattutto gli elettori di Forza Italia e del PD, mentre Lega e Movimento 5 Stelle si confermano più reticenti all’idea di un coinvolgimento militare diretto.
Un tema trasversale che sfugge alle logiche tradizionali
Ciò che emerge con chiarezza da questa complessa fotografia è che la questione del riarmo europeo e del conflitto in Ucraina non segue le classiche linee di divisione tra destra e sinistra. Le posizioni si muovono lungo coordinate più articolate, con maggioranze d’opinione “a geometria variabile”, influenzate più da sensibilità personali e dal contesto che da una rigida appartenenza politica.
La guerra, il riarmo, il ruolo dell’Europa: sono temi che scuotono l’opinione pubblica ma non generano mobilitazioni o schieramenti netti. Forse proprio per questo motivo, molti elettori restano distaccati o incerti, in attesa che la politica riesca a offrire risposte convincenti in uno scenario sempre più complesso.