
Gli inquirenti della Procura di Pavia non credono che il Dna di Andrea Sempio, trovato sulle unghie di Chiara Poggi, sia riconducibile alla tastiera del «pc di famiglia» che si trovava nella sua stanza, né a oggetti che Sempio avrebbe toccato durante le sue visite nella casa di via Pascoli a Garlasco. La loro convinzione è che il materiale biologico di Andrea non possa essere il risultato di un contatto indiretto tramite un oggetto, ma piuttosto di un’interazione diretta tra lui e la vittima poco prima del delitto. Questo emerge dal fatto che, oltre al profilo genetico di Sempio, sulle unghie di Chiara è stato trovato anche quello di un «Ignoto 2», una persona non ancora identificata, mentre non ci sono tracce del Dna dei familiari di Chiara, né di Alberto Stasi, il condannato per l’omicidio.
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Secondo la Procura, infatti, se i familiari di Chiara, che vivevano nella stessa casa, avessero lasciato il loro Dna su oggetti presenti nella villetta, ci sarebbe stata una presenza molto più evidente e abbondante dei loro profili genetici. Lo stesso vale per Alberto Stasi, che era stato in quella casa più di una volta e aveva trascorso la notte con Chiara prima dell’omicidio. Tali considerazioni, per gli inquirenti, mettono in discussione non solo la tesi difensiva di Sempio, che ipotizza un «contatto secondario» tramite oggetti, ma anche la ricostruzione fornita dalla Procura nel 2017.

Nella richiesta di archiviazione, firmata dal pm Giulia Pezzino e dall’aggiunto Mario Venditti, si sosteneva che fosse plausibile che il Dna di Andrea fosse finito sulla tastiera o sul mouse, ma si escludeva che fosse di rilevanza probatoria. In quell’occasione, i pm affermavano che non fosse necessario effettuare ulteriori accertamenti, poiché il materiale genetico era troppo esiguo e degradato per un confronto efficace.
Oggi, però, i magistrati, sotto la guida del procuratore Fabio Napoleone, sostengono che il Dna sulle unghie di Chiara sia sufficientemente idoneo per un confronto e che non possa essere stato trasferito in modo indiretto. Una posizione respinta fermamente dai difensori di Sempio, che ritengono non vi siano prove sufficienti per ritenere il Dna di Andrea collegato direttamente al caso. Inoltre, il superconsulente di Sempio, l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, sta seguendo l’analisi del Dna prelevato recentemente dal 37enne. La famiglia Poggi, tramite il legale Gian Luigi Tizzoni, ha espresso dubbi sulla riapertura dell’indagine, ricordando che la responsabilità di Stasi era già stata accertata da numerosi magistrati in passato.
Nel frattempo, le indagini continuano con audizioni di amici e familiari, in un tentativo di ricostruire i movimenti e gli orari di quel periodo, a 18 anni dal delitto. Il compito si presenta arduo, sia per quanto riguarda Sempio che gli altri soggetti coinvolti.