
“Dobbiamo disarmare il mondo”. In un momento in cui Gaza è nuovamente sotto attacco e la pace tra Ucraina e Russia appare lontana, queste sono le parole che Papa Francesco ha voluto condividere in una lettera indirizzata al Corriere della Sera. Il Pontefice, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dal 14 febbraio, ha scritto direttamente al direttore Luciano Fontana, e il testo è stato successivamente pubblicato online.
Il messaggio di Papa Francesco al Corriere
Nella sua missiva, Bergoglio ha voluto richiamare l’attenzione sulla gravità del periodo che stiamo attraversando, condannando ancora una volta ogni tipo di conflitto. “Caro Direttore, la ringrazio per le parole di solidarietà che mi ha rivolto in questo periodo di malattia, durante il quale, come ho avuto modo di dire, la guerra appare ancora più irrazionale. La fragilità umana ha il potere di farci vedere con maggiore chiarezza ciò che è essenziale e ciò che è effimero, ciò che dà vita e ciò che porta alla morte. E forse è proprio per questo che tendiamo a ignorare i nostri limiti e a evitare le persone più vulnerabili: perché esse hanno il potere di farci mettere in discussione le scelte che facciamo, come individui e come società”.
Il Papa ha poi voluto esprimere il suo incoraggiamento verso tutti coloro che lavorano nel campo dell’informazione: “Desidero incoraggiare lei e tutti coloro che, con il loro impegno e la loro intelligenza, si dedicano a informare il pubblico tramite i mezzi di comunicazione che ormai collegano il nostro mondo in tempo reale. Le parole sono importantissime: non sono semplici suoni, ma azioni che plasmano il nostro vivere quotidiano. Possono unire o separare, servire la verità o manipolarla. Dobbiamo imparare a disarmare le parole, per disarmare le menti e, infine, per disarmare la Terra”.
Il Pontefice ha poi sottolineato la necessità di un ripensamento collettivo: “C’è un grande bisogno di riflessione, di serenità e di comprensione della complessità delle situazioni. Mentre la guerra distrugge le comunità e il nostro ambiente, senza dare soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuovo slancio e fiducia. Le religioni, inoltre, possono riscoprire la spiritualità dei popoli per ravvivare il desiderio di fratellanza, giustizia e pace. Tutto ciò richiede impegno, lavoro, silenzio e, soprattutto, parole giuste. Sentiamoci tutti uniti in questo sforzo, affinché la Grazia celeste continui a ispirarci e a sostenerci in questo cammino”.