
La battaglia contro i giudici avviata da Donald Trump ha incontrato un ostacolo inatteso nella figura del giudice capo della Corte Suprema degli Stati Uniti, John Roberts. Colui che in passato aveva favorito la strada verso una nuova candidatura del tycoon ha preso le distanze dalle richieste dell’ex presidente e dei suoi sostenitori di mettere sotto impeachment quei giudici percepiti come ostacoli all’agenda politica trumpiana.
In una dichiarazione rara e significativa, Roberts ha affermato: “Da più di due secoli è stabilito che l’impeachment non è una risposta appropriata al disaccordo su una decisione giudiziaria. Per questo esiste il normale processo di revisione d’appello”. Parole chiare che segnano un limite invalicabile tra il potere giudiziario e quello esecutivo, in risposta alle crescenti richieste di impeachment avanzate da Trump tramite la sua piattaforma Truth e rilanciate dai suoi più stretti alleati.

L’ex presidente ha alzato i toni chiedendo l’incriminazione del giudice distrettuale James Boasberg, colpevole, secondo lui, di aver bloccato la deportazione di 250 migranti venezuelani, accusati sommariamente di essere membri della gang criminale Tren de Aragua. Nonostante la mancanza di prove definitive sulla loro affiliazione criminale, la questione è stata cavalcata da esponenti dell’estrema destra come Steve Bannon e Jack Posobiec, noti per le loro posizioni radicali.
“Questo giudice, come molti dei giudici corrotti davanti ai quali sono costretto a comparire, dovrebbe essere sottoposto a impeachment”, aveva tuonato Trump, intensificando lo scontro. La risposta ferma di Roberts è stata percepita come un tradimento dai sostenitori di Trump, dato che proprio il giudice capo aveva giocato un ruolo cruciale nella decisione della Corte Suprema che aveva garantito l’immunità a Trump per gran parte delle azioni compiute durante il suo primo mandato.
Nel frattempo, il rappresentante Repubblicano del Texas, Brandon Gill, ha annunciato di aver avviato la procedura di impeachment contro Boasberg, sostenuto dalla copertura mediatica di Fox News, che ha diffuso l’immagine del giudice in un apparente tentativo di pressione. La controversia rappresenta un duro confronto tra poteri dello Stato e mette in discussione l’indipendenza del sistema giudiziario americano.