
Una serie di esplosioni ha scosso la Striscia di Gaza, segnando la ripresa dei bombardamenti israeliani contro obiettivi legati a Hamas, a seguito di settimane di tregua. Gli attacchi, considerati tra i più intensi da quando il cessate il fuoco era stato raggiunto il 19 gennaio, hanno causato un numero elevato di vittime, con almeno 356 morti, molti dei quali bambini, secondo fonti mediche locali.
Il premier di Hamas a Gaza è stato ucciso nei raid israeliani della notte scorsa sul territorio palestinese. Il movimento islamista conferma così la notizia diffusa dai media secondo cui tra le vittime degli attacchi c’è anche Issam Dàalis, membro dell’ufficio politico di Hamas a Gaza e capo del comitato di monitoraggio delle attività governative, una posizione più o meno simile a quella di primo ministro. Oltre a Daalis, nei raid sono morti altri tre dirigenti del governo di Gaza, tra cui il vice ministro dell’Interno Mahmoud Abu Watfa e il direttore generale dei servizi di sicurezza interna, Bahjat Abu Sultan, a quanto si legge in un comunicato di condoglianze diffuso da Hamas.
L’esercito israeliano ha confermato l’inizio di operazioni militari su vasta scala, specificando che gli attacchi erano stati autorizzati dalla leadership politica israeliana. Le forze armate hanno colpito infrastrutture di Hamas, tra cui siti utilizzati per l’armamento e il comando del gruppo palestinese. Il governo di Benjamin Netanyahu ha giustificato l’offensiva, accusando Hamas di aver rifiutato una proposta degli Stati Uniti che avrebbe esteso la tregua. La Casa Bianca è stata avvertita delle operazioni prima che queste avvenissero.
Questa escalation giunge dopo mesi di negoziati falliti e un’incessante pressione internazionale per risolvere il conflitto che ha devastato la regione. Il bilancio delle vittime, in continua crescita, è stato confermato da fonti sanitarie locali, tra cui l’emittente al-Jazeera, che ha riportato che più di 300 persone sono morte a causa dei bombardamenti aerei israeliani. In particolare, il Ministero della Salute di Gaza ha parlato di almeno 310 morti. Tra le vittime figurano molte donne e bambini, il che ha provocato indignazione tra la popolazione locale e la comunità internazionale.

L’ultimo intervento dell’esercito israeliano segue le accuse lanciate da Hamas nei confronti del governo israeliano. La frustrazione palestinese è aumentata dopo che il premier Netanyahu ha dichiarato che, in risposta al rifiuto di Hamas di accettare un’estensione della tregua, l’esercito avrebbe intensificato gli attacchi, sacrificando potenzialmente gli ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza.
Le ripercussioni di questa nuova fase di conflitto potrebbero essere drammatiche, con oltre 200 morti palestinesi e oltre 50 israeliani ancora ostaggi nelle mani di Hamas. La situazione rimane altamente tesa, con il rischio di un ulteriore escalation delle violenze, che continuano a minacciare la stabilità della regione.
La comunità internazionale, tra cui il presidente italiano Mattarella e il suo omologo israeliano Herzog, ha ribadito la necessità di trovare una soluzione pacifica per il futuro dei palestinesi e la sicurezza di Israele, ma al momento, le prospettive di una pace duratura appaiono più lontane che mai.