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“Vedo che guardate gli orologi”, il retroscena dietro la battuta di Draghi

Pubblicato: 19/03/2025 19:45
draghi orologi

«Sentite, io vedo che voi guardate l’orologio, quindi vi ringrazio moltissimo per l’attenzione. Grazie». Così Mario Draghi, consulente speciale della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha chiuso amareggiato la sua audizione in Sala Koch del Senato, rivolgendosi ai parlamentari, mentre rispondeva alle domande che gli erano state fatte sul Rapporto sul futuro della competitività europea. Parole che sono diventate un caso: l’immagine del professore desolato che chiude la sua lezione davanti a degli alunni svogliati. Draghi, del resto, è un solitario, dunque è una lettura in sintonia col personaggio. Una vecchia locuzione latina contenuta nei Sermones di Orazio recita: «Ridentem dicere verum: quid vetat?». E l’ex numero uno della Bce, che si è formato all’Istituto Massimo dei Gesuiti, ha una consolidata familiarità con certi autori. Plausibile pertanto che la battuta abbia voluto evidenziare con il riso una verità nascosta. 

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“Vedo che guardate gli orologi”, cosa c’è dietro la battuta di Mario Draghi all’Audizione in Senato

Freud pensava che lo humour permettesse la liberazione di una tensione e scrisse anche un libro sul tema dal titolo «Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio» nel 1905: «L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta non solo il trionfo dell’Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali». Con quell’uscita inattesa, Draghi è come se avesse rotto la quarta parete e si fosse rivolto non soltanto ai politici, ma a quanti seguivano la diretta. Non avremmo mai saputo di quanto stava accadendo (forse solo sospettato), se l’economista non si fosse lasciato andare a quella crisi di sincerità: le riprese del Senato, infatti, erano focalizzate sui relatori, non sulla platea. A leggere i giornali, l’ex premier ne è uscito come l’unico adulto in un parco giochi di bambini. Non è una novità, non è certo la prima volta, penserà qualcuno.

Marattin ridimensiona la battuta di Draghi sugli orologi

Luigi Marattin ha cercato di ridimensionare quanto successo, svelando su «X»«Ci era stato comunicato che l’audizione (iniziata alle 10) avrebbe dovuto concludersi necessariamente entro le 12.30, sia per convocazioni di altre commissioni che per impegni dello stesso presidente Draghi. Ci sta quindi che qualche collega, arrivate le 12.30, abbia guardato l’orologio, ma magari semplicemente temendo che Draghi non avesse tempo sufficiente per rispondere alla sua domanda. A certi giornali invece non è parso vero di trasmettere l’immagine di un branco di politici ca**ari che non vedevano l’ora di tornare a giocare a carte o andare a mangiare (naturalmente a sbafo)». E ancora: «Chi scrive, come noto, ha una pessima idea del livello medio della classe politica italiana. Ma allo stesso tempo attribuirle colpe anche quelle rare volte che non ce le ha – e solo per solleticare gli istinti più populisti della gente – non penso sia un bel servizio». 

“Vedo che guardate gli orologi”, Draghi visibilmente spazientito

Non si vuole però fare alcuna polemica: è Draghi ad essere apparso visibilmente indispettito, la sua mimica tradiva una certa uggia. La conclusione, arrivata dopo una richiesta di due minuti in più rispetto alla chiusura programmata per le 12.30, del resto, è stata drastica, severa. L’economista stava parlando della necessità di superare il meccanismo decisionale europeo basato sull’unanimità, poi del fatto che anche in Europa esistono Paesi con la stessa innovazione, crescita della produttività, della ricchezza e del reddito nazionale degli Usa: in passato aveva citato la Svezia e forse lì sarebbe voluto arrivare anche ieri, se qualche parlamentare non si fosse mostrato stufo. Dopo qualche istante di silenzio, è intervenuto il presidente della Commissione politiche Ue del Senato Giulio Terzi di Sant’Agata: «Non c’era limite di tempo, ovviamente, per il presidente Draghi. Ringrazio Draghi e tutti i rappresentanti a questo incontro». Abbozzando un sorriso, Draghi ha aggiunto: «No, no, scherzavo». Non si può pensare però che sia stata una semplice boutade. L’ex premier non è un principiante, da anni frequenta le stanze del potere: conosce le strategie della comunicazione politica; sa che il dibattito non si svolge più nell’agorà, ma sui social.

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«Abbiamo un mercato unico per i dentifrici e non l’abbiamo per l’intelligenza artificiale», i tanti difetti dell’economia europea

L’economista stava replicando alle decine di domande dei parlamentari, che evidentemente però non erano così curiosi di ascoltare le risposte. Eppure di cose interessanti ne ha dette, eccome: ha evidenziato diverse assurdità dell’economia europea, dalle barriere normative che ne ostruiscono il commercio fino all’arretratezza dei mercati finanziari. «Abbiamo un mercato unico per i dentifrici e non l’abbiamo per l’intelligenza artificiale», ha chiarito, ad esempio, con sarcasmo. Draghi ha parlato anche dell’esigenza di maggiore unità nel settore della difesa, uno degli argomenti più discussi delle ultime settimane: ha proposto di «definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale». Ci si trova d’accordo con Carlo Calenda che, alla fine dell’incontro in Senato, ha dichiarato: «Ancora una volta è emersa una capacità di leadership in grado di comprendere e analizzare i profondi cambiamenti che attraversano l’Europa, con proposte concrete su competitività, industria, energia e difesa. (…) L’Unione Europea deve diventare una forza oggi. Draghi lo ha capito e lo ha detto, più volte. È tempo che lo capiscano anche a Bruxelles». Ecco il punto, i parlamentari avevano gli orologi, Mario Draghi il tempo. Ricorderete il vecchio adagio afgano (che peraltro ha dato il titolo ad un noto libro di Federico Rampini). Forse, davvero qualche capello bianco dona saggezza, insegna a concentrarsi sulle urgenze del presente, a non lasciarsi tritare dai ritmi pressanti di una società frenetica come la nostra.  

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Ultimo Aggiornamento: 19/03/2025 21:29

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