
Il clima in Serbia si fa sempre più teso, tra proteste di massa, dimissioni politiche e accuse di gravi abusi da parte delle forze dell’ordine. Dopo il fine settimana segnato dalla più grande manifestazione nella storia del Paese, con centinaia di migliaia di manifestanti scesi in piazza a Belgrado, questa mattina il Parlamento ha ufficialmente accolto le dimissioni del premier Milos Vucevic e dell’intero governo.
Le dimissioni, annunciate lo scorso 28 gennaio, sono state presentate in seguito agli incidenti di Novi Sad, dove, durante una protesta del movimento studentesco, si sono verificati scontri che hanno causato la morte di quindici persone. La decisione ha ulteriormente aggravato l’instabilità politica e sociale nel Paese.
Da novembre, ogni fine settimana, la capitale è teatro di manifestazioni popolari, guidate in gran parte da giovani, che denunciano un diffuso sistema di corruzione ritenuto responsabile non solo della crisi istituzionale, ma anche delle recenti tragedie.
Accuse di repressione sonora: scoppia il caso del “cannone sonoro”
Nelle ultime ore, la tensione è cresciuta ulteriormente dopo la diffusione di filmati in cui si vedevano gruppi di manifestanti allontanarsi improvvisamente per cause inizialmente ignote. Secondo alcuni attivisti, la polizia serba avrebbe utilizzato un “cannone sonoro”, un dispositivo uditivo ad alta intensità per disperdere la folla. Le autorità, tra cui il ministero della Difesa, l’agenzia di sicurezza e lo stesso governo, hanno però smentito categoricamente l’uso di tali strumenti.
Nel frattempo, è stata lanciata una petizione da parte degli attivisti, che ha già raccolto oltre mezzo milione di firme, per chiedere un’indagine ufficiale da parte delle Nazioni Unite.
Verso una nuova fase politica
Con l’accoglimento delle dimissioni, l’esecutivo, in carica dal 2 maggio scorso, resta ora operativo solo per gli affari correnti. Subito dopo la seduta parlamentare, la presidente dell’Assemblea Nazionale, Ana Brnabic, ha ricordato che entro 30 giorni dovrà essere nominato un nuovo governo. In caso contrario, verranno convocate elezioni anticipate, previste per inizio giugno.
L’obiettivo dichiarato da parte del presidente Aleksandar Vucic, del premier dimissionario e dei vertici parlamentari, è quello di evitare un esecutivo di transizione e formare un nuovo governo stabile entro il termine previsto. Tuttavia, le opposizioni continuano a chiedere a gran voce nuove elezioni, ritenute l’unica via per ristabilire fiducia istituzionale e legittimità democratica.