
A due mesi dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il presidente russo Vladimir Putin non arretra sulle condizioni imposte per porre fine all’offensiva in Ucraina. Anzi, rincara la minaccia: se Kiev non accetterà l’annessione definitiva di Crimea, Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, Mosca potrebbe puntare su Odessa e altri territori ucraini. Un avvertimento lanciato a porte chiuse durante un incontro con i magnati russi del Congresso dell’Unione degli imprenditori e industriali (Rspp), noto anche come il “club degli oligarchi”.
L’incontro, avvenuto prima della seconda telefonata tra Putin e Trump, è stato seguito da dichiarazioni che lasciano poco spazio a interpretazioni. Il leader del Cremlino ha detto agli industriali che “nulla tornerà come prima”, neanche in caso di pace, e ha scoraggiato qualsiasi illusione su un’imminente revoca delle sanzioni. A porte chiuse, il discorso è stato ancora più esplicito: l’Ucraina avrebbe potuto evitare il conflitto se avesse accettato l’annessione della Crimea nel 2014. Ora, però, deve riconoscere tutte le cinque regioni sotto controllo russo e rinunciare a qualsiasi tentativo di riprenderle.
L’avvertimento su Odessa e il fronte diplomatico
Secondo Andrej Kolesnikov, giornalista di Kommersant, la posizione di Putin è chiara: ciò che la Russia ha ottenuto non sarà mai restituito. Se l’Ucraina non accetterà queste condizioni, il Cremlino potrebbe estendere il conflitto a Odessa. Il messaggio è stato interpretato come un ultimatum anche dalla comunità internazionale. Moscow Times ha sintetizzato la posizione russa in modo netto: “Putin è pronto a marciare su Odessa se Kiev non accetterà le condizioni russe per la pace”.
In questo contesto, preoccupa il possibile atteggiamento dell’amministrazione Trump. Fonti ucraine citate dal New York Times temono che Washington possa cedere alle pressioni di Mosca, riconoscendo in parte le pretese russe su Odessa. Un’ipotesi che alimenta timori a Kiev, già impegnata a difendersi da un’escalation di attacchi russi contro le sue infrastrutture strategiche.
Odessa: minaccia reale o bluff?
L’analista britannico Mark Galeotti ritiene che la minaccia su Odessa sia solo un bluff. Secondo lui, la Russia non avrebbe la forza militare per conquistare la città portuale, ma potrebbe usarla come merce di scambio nei negoziati. Una tattica già vista in passato, quando il Cremlino ha avanzato richieste massimaliste per poi presentarsi come disponibile a “concedere” qualcosa in cambio di un cessate il fuoco.
La strategia di Putin, dunque, sembra basarsi su una combinazione di pressioni militari, minacce territoriali e manovre diplomatiche. L’obiettivo? Strappare a Kiev e all’Occidente un riconoscimento de facto delle conquiste russe, ridisegnando definitivamente i confini dell’ex repubblica sovietica.