Vai al contenuto

Riarmo, la falsa partenza: i 27 si spaccano sull’attuazione

Pubblicato: 20/03/2025 07:36

Il nuovo piano europeo per la difesa, noto come “RearmEu”, rischia di subire un brusco arresto prima ancora della sua effettiva attuazione. Il Consiglio Europeo, che si apre oggi a Bruxelles, rappresenta un banco di prova per la proposta da 800 miliardi avanzata nei giorni scorsi dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Nelle trattative preliminari, la Commissione ha dovuto affrontare numerose resistenze. Il problema non riguarda tanto l’approvazione del piano, quanto la sua effettiva applicazione. L’accusa principale è chiara: il progetto avvantaggerebbe soprattutto la Germania. Diversi Stati membri, tra cui Italia, Francia, Olanda, Svezia e Spagna, hanno già dichiarato di non voler attivare la cosiddetta clausola di salvaguardia, che permetterebbe di aumentare il deficit dell’1,5% per spese militari a partire dal prossimo aprile. Inoltre, questi Paesi non intendono fare ricorso ai prestiti del fondo Safe. Al contrario, la Germania, grazie a un margine di bilancio più ampio, utilizzerà solo la clausola e non i prestiti, ritenuti troppo onerosi. Di conseguenza, i fondi immaginati da von der Leyen restano, per ora, un’ipotesi lontana, posticipando il rafforzamento della sicurezza europea.

Alcuni governi, come quello italiano e francese, temono che un aumento del deficit possa essere percepito negativamente dai mercati, rischiando di compromettere la stabilità finanziaria. Per questo hanno proposto un approccio comunitario anziché nazionale. Non a caso, nonostante l’iniziale spinta dell’esecutivo di Roma per escludere le spese per la difesa dal calcolo del deficit, ora si registra un passo indietro.

Von der Leyen ha sottolineato: “Prepararsi alla guerra se si vuole evitarla”.

Nel documento finale del vertice è stata inclusa la richiesta di “strumenti di finanziamento ulteriori”, un chiaro riferimento alla possibilità di un debito comune, simile al Recovery Fund. Tuttavia, i cosiddetti “frugali”, tra cui la stessa Germania, si oppongono fermamente, ritenendo sufficiente l’incremento del deficit.

L’Unione Europea, di fronte alla crisi ucraina e alle incertezze legate alle dichiarazioni di Donald Trump sul possibile disimpegno USA dalla sicurezza europea, sembra rimandare decisioni cruciali almeno fino a giugno. In quella data si terrà il vertice NATO, dove potrebbe essere innalzato l’obiettivo di spesa per la difesa dal 2% al 3% del PIL, rendendo inevitabile l’adozione di strumenti finanziari adeguati. Tuttavia, considerando la velocità con cui gli eventi internazionali possono evolversi, aspettare giugno potrebbe rivelarsi una strategia rischiosa.

Nel frattempo, la Commissione ha presentato il “Libro Bianco” sulla Difesa, eliminando ogni riferimento al debito comune e promuovendo acquisti congiunti di armamenti prodotti in Europa. Un approccio che avvantaggia i Paesi con industrie belliche già consolidate. “L’Europa – ha dichiarato il Commissario alla Difesa Kubilus – non può più essere spettatrice della propria sicurezza”.

Il vertice è dominato anche dalla questione ucraina. “Una pace completa, giusta e duratura per l’Ucraina – hanno dichiarato von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo, António Costa – deve essere il risultato di questa terribile guerra. Ci auguriamo che la telefonata di ieri rappresenti un progresso in questa direzione. Rimaniamo fermi nel sostegno all’Ucraina”.

Anche l’Alta Rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha ribadito: “Non si può accettare che si fermi il flusso di armi all’Ucraina”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure