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USA, non hanno più uova sufficienti e le chiedono all’Italia 

Pubblicato: 21/03/2025 15:54

Negli Stati Uniti, il settore avicolo sta affrontando una crisi senza precedenti a causa della diffusione dell’influenza aviaria. Il drastico calo della produzione ha portato a un’impennata nei prezzi delle uova, con una confezione da 12 che ha raggiunto la cifra record di 8 dollari. La carenza ha spinto le aziende americane a cercare fornitori all’estero, con richieste arrivate fino in Veneto, una delle principali regioni italiane produttrici di uova.

Michele Barbetta, presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto, ha confermato che gli allevatori locali hanno ricevuto numerose richieste dagli Stati Uniti. Tuttavia, ha chiarito che l’Italia non può aumentare la produzione per soddisfare la domanda estera: “Anche il nostro Paese sta facendo i conti con l’aviaria. Dall’autunno, sono state abbattute quattro milioni di galline ovaiole su un totale di 41 milioni, principalmente in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Ciò ha comportato una riduzione di 1,4 miliardi di uova su una produzione annua di 14 miliardi”.

Barbetta ha inoltre evidenziato che la priorità resta il mercato nazionale e che l’attuale scarsità sta facendo salire i prezzi anche in Italia, sebbene in misura minore rispetto agli Stati Uniti. “Il problema riguarda tutta l’Europa, colpita duramente dall’influenza aviaria”, ha aggiunto.

Il Veneto si conferma tra le principali aree di produzione con oltre 250 allevamenti di grandi dimensioni e una produzione annua di due miliardi di uova. Secondo Confagricoltura, il consumo pro capite in Italia si aggira intorno alle 219 uova all’anno, comprendendo sia il prodotto fresco che quello trasformato.

L’export verso gli Stati Uniti, tuttavia, dipende dalle politiche commerciali dell’Unione Europea. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che le decisioni in merito sono di competenza comunitaria: “Le esportazioni vengono regolamentate a livello europeo”.

Nel frattempo, la gestione dell’emergenza negli Stati Uniti sta sollevando polemiche. Robert F. Kennedy Jr, noto per le sue posizioni contro i vaccini, ha proposto di non abbattere gli animali infetti, ma di lasciare che il virus si diffonda naturalmente per selezionare esemplari resistenti. “Gli allevatori dovrebbero considerare questa possibilità”, avrebbe dichiarato, secondo il New York Times.

Questa teoria è stata accolta con forte scetticismo dalla comunità scientifica, che la considera estremamente rischiosa sia dal punto di vista sanitario che economico. Nonostante Kennedy non abbia autorità diretta sugli allevamenti, l’idea ha trovato un certo sostegno. Brooke Rollins, ministro dell’agricoltura, ha infatti dichiarato a Fox News che alcuni allevatori sarebbero disposti a sperimentare un progetto pilota per verificare l’efficacia dell’immunità naturale.

Mentre negli Stati Uniti si discute su strategie controverse, il mercato globale delle uova resta in difficoltà, con ripercussioni anche in Europa e in Italia.

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