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Giacomo Saccomanno morto a due anni al Bambino Gesù, chiesto rinvio a giudizio per 5 medici: “Omicidio colposo”

Pubblicato: 22/03/2025 09:37

Un calvario ospedaliero lungo due anni, segnato da errori e omissioni, ha portato alla tragica morte di Giacomo Saccomanno, un bambino nato con un grave problema cardiaco congenito. Ora, la vicenda potrebbe sfociare in un processo contro cinque medici del Bambino Gesù di Roma, struttura d’eccellenza nel panorama pediatrico internazionale.

La Procura della Capitale ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti di Mario Salvatore Russo, Antonio Ammirati, Roberta Iacobelli, Sonia Albanese e Matteo Trezzi. Un’inchiesta inizialmente chiusa, poi riaperta dopo una nuova denuncia, che ha portato all’attuale svolta giudiziaria.

La storia di Giacomo inizia il 14 settembre 2016, quando nasce con un «blocco atrioventricolare completo congenito». Il giorno stesso subisce un delicato intervento a Taormina. I suoi genitori, determinati a garantirgli le migliori cure, si trasferiscono a Roma per affidarlo a specialisti di alto livello.

Il 26 aprile 2018, i cardiologi Russo e Ammirati visitano Giacomo al Bambino Gesù. «Riscontrano un ingrandimento atriale destro», si legge negli atti, ma non individuano la rettilineizzazione del pacemaker né la dislocazione degli elettrodi, segnali di un «potenziale strangolamento in atto». L’accusa sostiene che avrebbero dovuto prescrivere ulteriori accertamenti radiologici.

Il giorno successivo, un nuovo esame conferma anomalie, tra cui «una lieve dilatazione e ipertrofia del ventricolo destro» e «insufficienza polmonare». Nonostante ciò, non viene prescritta una Tac d’urgenza al cuore. L’esame sarà eseguito solo due mesi dopo.

Il 31 dicembre 2018, mentre è in Calabria, le condizioni di Giacomo precipitano. Viene trasferito d’urgenza a Roma con un volo militare, ma all’arrivo in ospedale l’intervento subisce ritardi. L’operazione avviene solo il 1° gennaio 2019, con un presunto errore nel posizionamento delle cannule arteriose e venose. Il bambino entra in coma e muore il 3 gennaio.

«Non mi arrenderò finché non sarà fatta piena giustizia», afferma il nonno Giacomo Saccomanno, che insieme alla famiglia porterà avanti la battaglia legale.

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