
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Israel Katz, hanno ordinato all’esercito israeliano (Idf) di colpire “decine di obiettivi terroristici” in Libano. L’operazione è stata decisa in risposta al lancio di razzi che questa mattina ha colpito la città israeliana di Metula.
Attacchi e bilanci delle vittime
Durante un raid dell’Idf su Tulin, nel sud del Libano, una donna ha perso la vita e altre tre persone sono rimaste ferite. Tuttavia, alcuni media locali riportano un bilancio più grave, con quattro vittime, tra cui, secondo l’agenzia AP, un bambino.
Il gruppo libanese Hezbollah ha negato ogni responsabilità per il lancio dei razzi, definendo le accuse israeliane “pretesti per i suoi continui attacchi sul Libano”.
Dichiarazioni del governo israeliano
Netanyahu e Katz, in una nota congiunta, hanno affermato che “il governo libanese è responsabile di tutto ciò che accade sul suo territorio”. I due leader hanno ribadito che Israele “non permetterà alcun danno ai suoi cittadini e alla sua sovranità”, sottolineando che l’Idf “è pronto per qualsiasi comando”.
L’appello dell’Unifil
La forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano, Unifil, ha espresso preoccupazione per una possibile escalation del conflitto. In un comunicato, l’Onu ha esortato le parti a “evitare di compromettere i progressi compiuti”, ricordando che la situazione potrebbe avere “gravi conseguenze per la regione”. I peacekeeper dell’Unifil hanno confermato la loro presenza sul territorio.
Un equilibrio fragile
L’episodio rischia di compromettere la fragile stabilità osservata negli ultimi mesi lungo il confine tra Israele e Libano, alimentando i timori di un nuovo conflitto su vasta scala nella regione.