
Nessuna tensione, nessun contrasto. La conversazione telefonica tra Matteo Salvini e il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, non avrebbe generato alcun attrito con Giorgia Meloni. A ribadirlo è lo stesso leader della Lega: «Ieri ho parlato al telefono con il vicepresidente americano Vance e ho letto alcuni giornali che parlano di guerra con Meloni» per i contatti con Washington, ma «siamo su Scherzi a parte, non è giornalismo». Lo ha dichiarato il vicepremier intervenendo in videocollegamento con la scuola di formazione politica del suo partito, bollando tali ricostruzioni come «retroscena inesistenti e surreali».
Poco dopo è arrivata anche la precisazione di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: «La politica estera è competenza del Presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri. Queste iniziative, pur legittime e personali, non determinano la linea del governo. Le posizioni ufficiali sono stabilite dal Premier e dal ministro degli Esteri. Se qualche ministro desidera dialogare con rappresentanti di altre amministrazioni, è legittimo, ma la direzione politica rimane chiara».
Salvini ha poi ampliato il discorso sulla guerra in Ucraina: «Quei dieci minuti alla Casa Bianca con Trump, Vance e Zelensky hanno segnato un cambio radicale di approccio, indipendentemente dalle critiche. Oggi è il 22 marzo e Trump si è insediato il 20 gennaio: ha fatto più per la pace in due mesi di quanto altri abbiano fatto in anni. Non lo dico per partito preso, ma perché è oggettivo. Se c’è un nuovo clima di disarmo e pacificazione, dobbiamo sostenerlo, accompagnarlo, non parlare di eserciti, armi nucleari e investimenti miliardari in armamenti. Non è mai una buona notizia quando la Germania spende centinaia di miliardi per armarsi. Non è mai finita bene…».
Il leader della Lega ha poi ribadito: «Siamo dalla parte giusta della storia: pace, disarmo, lavoro, famiglia, serenità, interscambio tra giovani, benessere. Cercano disperatamente di fermare questo cambiamento, come accadde con la caduta del Muro di Berlino, ma la crepa c’è. Vi chiedo di essere costruttori di pace». Infine, ha elogiato la posizione di Marco Travaglio sul piano di riarmo europeo: «Non è certo un mio sostenitore, ma è molto lucido su Putin. Un anno fa si diceva che era finito, senza uomini né mezzi, e ora improvvisamente è risorto e pronto a invadere l’Europa? E quindi dobbiamo investire 800 miliardi in armamenti?».
Salvini ha così sottolineato la necessità di un approccio orientato alla pace, mettendo in discussione la narrativa che alimenta il riarmo.