Sabato 22 marzo, intorno alle 23, la nave di ricerca scientifica Fugro Mercator, battente bandiera bahamense, si è incagliata sulla scogliera del promontorio dell’Enfola, a Portoferraio, lungo la costa settentrionale dell’Elba. L’imbarcazione, impegnata in operazioni di monitoraggio dei fondali marini, ha riportato danni significativi, mentre fortunatamente l’equipaggio è stato tratto in salvo.
L’incidente: nave troppo vicina alla costa
Da una prima ricostruzione, l’unità, lunga 42 metri, avrebbe cercato riparo dal maltempo, avvicinandosi eccessivamente alla costa. L’urto contro il basso fondale ha provocato un blackout totale e l’ingresso d’acqua nello scafo, con danni ai motori. L’equipaggio ha tentato di arginare la falla, ma le difficoltà tecniche hanno reso necessaria l’evacuazione.
L’intervento della Guardia Costiera
Sotto il coordinamento della Direzione marittima di Livorno, una motovedetta della Capitaneria di porto di Portoferraio è intervenuta nella notte per soccorrere le undici persone a bordo, tra equipaggio e personale tecnico-scientifico, di diverse nazionalità. Le operazioni di salvataggio, rese complicate dalla vicinanza agli scogli e dalla forte risacca, si sono concluse con successo. Nessun ferito è stato registrato.
Indagini in corso sulle cause
Le cause dell’incidente non sono ancora state accertate. Secondo la Guardia Costiera, saranno necessarie verifiche per comprendere se l’episodio sia stato causato dalle avverse condizioni meteo, con forti venti, o da guasti tecnici al sistema di propulsione.
Le operazioni di recupero
Stamattina, 23 marzo, un incontro operativo presso la Capitaneria di Portoferraio ha visto la società armatrice ricevere una diffida alla rimozione immediata della nave per ragioni di tutela ambientale. Intanto, una società specializzata sta effettuando sopralluoghi subacquei per la stesura di un piano operativo. Dai monitoraggi effettuati dalla Guardia Costiera non sono stati rilevati sversamenti di combustibile che possano compromettere l’ecosistema marino.
L’episodio accende i riflettori sulla sicurezza delle operazioni navali in aree particolarmente delicate dal punto di vista ambientale, come quella del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano.