
La CGIL accende i riflettori su quello che definisce un vero e proprio “pasticcio fiscale“: l’acconto Irpef non dovuto potrebbe restituire allo Stato i 4,3 miliardi di euro utilizzati per finanziare il taglio dell’Irpef in vigore dal 1° gennaio 2023. Christian Ferrari, segretario confederale della CGIL, critica aspramente la misura, definendola “una vergognosa partita di giro”. Le simulazioni condotte dal CAF del sindacato su lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati confermano un impatto significativo. La decisione del governo di applicare le regole Irpef del 2023 (con aliquote più alte e detrazioni più basse) per verificare eventuali debiti fiscali si traduce in tasse aggiuntive non dovute o in una riduzione dei rimborsi fiscali attesi. Chi paga di più? Vediamo alcuni esempi concreti.
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L’analisi della CGIL, ripresa da Repubblica, mette in evidenza alcuni casi reali: “Una pensionata con reddito di 27.800 euro, una casa con rendita da 500 euro e un figlio disabile a carico, normalmente esente da imposte, si ritroverà con un debito fiscale di 260 euro dopo il ricalcolo dell’Agenzia delle Entrate”. I lavoratori dipendenti subiranno un prelievo anticipato variabile: “75 euro per chi guadagna tra la no tax area e i 15.000 euro; 100 euro per chi percepisce tra 15.000 e 28.000 euro; 260 euro per redditi superiori ai 29.000 euro. Complessivamente, 19,5 milioni di contribuenti anticiperanno 2,8 miliardi di euro in imposte non dovute, con la promessa di un rimborso solo tra un anno”.

Pensionati: un aggravio fiscale imprevisto
Anche i pensionati sono coinvolti in questa misura: “Coloro con redditi tra 15.000 e 29.000 euro verseranno 100 euro in più. Per chi supera i 29.000 euro, l’importo aggiuntivo sarà di 260 euro. In totale, 9,2 milioni di pensionati pagheranno 1,5 miliardi di euro in tasse extra, senza un’immediata compensazione”. Il governo Meloni ha stanziato 4,3 miliardi per ridurre l’aliquota Irpef del secondo scaglione dal 25% al 23% e per aumentare la detrazione per i redditi da lavoro dipendente fino a 1.955 euro. Tuttavia, lo stesso importo sembra rientrare nelle casse dello Stato attraverso gli acconti Irpef maggiorati. Escono dalla porta e rientrano dalla finestra. Una mano dà, una mano toglie. Ma la grande domanda ora è: nel 2025 lo Stato sarà in grado di restituire quanto anticipato dai contribuenti o si verificherà un ammanco nel bilancio pubblico?