
Quando la tensione supera il limite, il rischio di rottura diventa concreto. Questo il clima che si respira ai vertici della maggioranza, con Giorgia Meloni e Antonio Tajani sempre più infastiditi dagli affondi di Matteo Salvini. La premier ha contattato il leader di Forza Italia, consapevole del suo malcontento nei confronti del vicepremier leghista, che continua a lanciare attacchi sui dossier più delicati senza alcun freno. L’ultimo affondo, firmato da Claudio Durigon, ha preso di mira Tajani, descritto come un ministro degli Esteri in difficoltà, bisognoso dell’intervento leghista per dialogare con Trump.
Parole che, secondo Meloni e Tajani, non sono state casuali ma frutto di una strategia studiata. Per entrambi, il limite è stato superato. La premier è consapevole che il vero bersaglio sia lei stessa e, pur avendo cercato di mantenere la calma fino al congresso della Lega, la situazione appare ormai insostenibile. Le tensioni non riguardano solo gli equilibri interni, ma anche questioni cruciali come il sostegno all’Ucraina, il piano di riarmo europeo e i rapporti con gli Stati Uniti.

Tajani, irritato dalle continue bordate, ha espresso chiaramente il suo malcontento: “Giorgia, sai che noi saremo sempre leali, ma se dal 6 aprile Salvini continuerà ad attaccarci, saremo costretti a chiedere una verifica di governo”. Una dichiarazione che suona come un ultimatum e che mette ulteriormente in difficoltà la presidente del Consiglio. Meloni, infatti, è consapevole che un chiarimento politico sia necessario per contenere le intemperanze salviniane.
Tra Palazzo Chigi e via della Scrofa si valuta l’ipotesi di un vertice prima del summit di Parigi organizzato da Macron. Tuttavia, la premier teme che un incontro ufficiale certificherebbe la spaccatura nella maggioranza. Nel frattempo, un nuovo appello alla compattezza sembra inevitabile.