
Le elezioni negli Stati Uniti si confermano un palcoscenico dove anche le celebrità possono giocare un ruolo cruciale. Stavolta a riaccendere il dibattito è George Clooney, attore, regista e storico sostenitore del Partito Democratico, il cui nome è tornato al centro dell’attenzione non solo per le sue posizioni politiche, ma anche per l’ipotesi – seppur remota – di una sua discesa in campo.
Le critiche a Joe Biden
Clooney ha recentemente firmato un editoriale per il New York Times, in cui ha espresso tutta la sua ammirazione personale per Joe Biden, ma al tempo stesso ha invitato il presidente uscente a fare un passo indietro in vista delle elezioni presidenziali. Dopo la deludente performance nel dibattito con Donald Trump, l’attore ha scritto: “Amo Joe Biden. Lo considero un amico e credo in lui. Ma l’unica battaglia che non può vincere è quella contro il tempo”.
Parole che hanno suscitato forte eco nel mondo politico, tanto da spingere alcuni osservatori a chiedere a Clooney di candidarsi direttamente. Ipotesi che si riaffaccia ciclicamente, al pari di altri nomi celebri come Oprah Winfrey o The Rock, simboli di un elettorato americano sempre più attratto dal volto noto più che dall’esperienza politica.
L’attacco di Trump
Non è mancata la reazione dell’ex presidente: Donald Trump, attraverso Truth Social, ha definito Clooney una “star di serie B” e un “politologo fallito”, accusandolo di voler solo guadagnare visibilità. Un attacco che testimonia quanto la figura dell’attore sia diventata scomoda per il fronte conservatore.
Libertà di stampa e democrazia in pericolo
Intervistato da CBS nel programma “Sixty Minutes”, Clooney ha collegato la situazione politica attuale alla sua opera teatrale ispirata al film “Good Night, and Good Luck”, che racconta la sfida tra il giornalista Edward Murrow e il senatore Joseph McCarthy. Per l’attore, oggi come allora, la stampa deve essere l’ultimo baluardo contro i soprusi del potere: “Quando gli altri tre poteri – esecutivo, legislativo e giudiziario – ci tradiscono, la stampa deve riuscire”.
Ha anche criticato le pressioni esercitate da alcuni editori su giornali come il Los Angeles Times e il Washington Post, accusandoli di voler limitare la libertà di espressione dei giornalisti durante la campagna elettorale.
George Clooney candidato: utopia o possibilità concreta?
Al netto delle suggestioni, l’ipotesi George Clooney candidato alla Casa Bianca rimane una suggestione mediatica, ma il personaggio ha un profilo pubblico solido: è impegnato su temi umanitari, diritti civili, rifugiati, controllo delle armi, e gode di enorme popolarità.
Con i suoi 63 anni, Clooney appare anche un’alternativa generazionale più giovane rispetto a Biden e Trump. Ma la vera “arma segreta” potrebbe essere sua moglie, Amal Clooney, stimata giurista internazionale, anche se le sue posizioni su temi delicati, come la questione palestinese, potrebbero suscitare resistenze in parte dell’elettorato americano.
Conclusione
Tra editoriali che scuotono la politica e attacchi incrociati, George Clooney continua a essere una figura influente, capace di spostare opinioni e accendere riflettori sulle contraddizioni del sistema. Che diventi candidato o no, il suo ruolo da attivista culturale e politico è già centrale nel racconto della campagna elettorale americana.