
Dario Franceschini ha annunciato la presentazione di un Disegno di legge per assegnare ai figli solo il cognome della madre. L’iniziativa è stata lanciata durante l’assemblea del gruppo Pd al Senato ed è stata definita dallo stesso ex ministro come una proposta “a titolo personale”. Tuttavia, le implicazioni del disegno aprono un dibattito più ampio sul tema dell’identità familiare, della parità di genere e del superamento di una tradizione patriarcale radicata nella società italiana.
Franceschini ha spiegato che l’intento è anche quello di evitare la confusione legata alla gestione dei doppi cognomi, ritenendo “più semplice e giusto” assegnare direttamente il cognome materno. «Dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre – ha dichiarato – è il momento di correggere questa ingiustizia secolare con un segnale di cambiamento culturale».
Il Ddl si inserisce nel contesto delle proposte attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, che sta lavorando alla riforma delle regole sulla trasmissione dei cognomi. Franceschini ha sottolineato il valore simbolico della sua proposta, intesa anche come un atto di risarcimento storico nei confronti delle donne.
La reazione politica non si è fatta attendere. Tra le più dure, quella del senatore della Lega Gianluca Cantalamessa, che ha attaccato il Partito Democratico e ha chiamato in causa Romano Prodi, accusandolo di aver maltrattato una giornalista e criticando il Pd per averlo difeso.
«Franceschini pensa di difendere le donne dando ai figli il cognome della madre – ha dichiarato Cantalamessa – mentre Prodi può continuare a rispondere male, dileggiare e toccare i capelli di una ragazza, ma almeno la maltrattata non avrà il cognome del padre. Belle soddisfazioni».
Il Ddl di Franceschini si aggiunge così alla lunga lista di proposte che cercano di intervenire sul tema della parità dei diritti familiari e sull’equilibrio nella trasmissione del patrimonio identitario tra genitori. Un tema che si annuncia destinato a dividere, tanto sul piano politico quanto su quello culturale.