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Tragedia sulla A22: Monica Lorenzatti lotta per l’assoluzione dopo la morte della figlia e della sorella

Pubblicato: 25/03/2025 12:50

Gioia Virginia Casciani, 9 anni, e Ginevra Barra Bajetto, 17, hanno perso la vita il 27 ottobre 2017 in un incidente stradale lungo l’Autostrada del Brennero, di ritorno da una gara di pattinaggio artistico. A bordo dell’auto c’erano anche le madri delle due cugine, le sorelle gemelle Monica e Graziella Lorenzatti. Quest’ultima è deceduta 20 mesi dopo a causa delle gravi ferite riportate. Alla guida dell’auto c’era Monica, oggi 50enne, che insieme al camionista Alberto Marchetti, è stata condannata per omicidio stradale.

Due condanne per un’unica tragedia

Il tribunale ha inflitto due anni di reclusione sia alla madre della piccola Gioia che al 66enne conducente del tir coinvolto nello schianto. Monica Lorenzatti, però, non si arrende: «Dal giorno dell’incidente vivo in una prigione di dolore, con una sofferenza che non si può immaginare», ha dichiarato a La Stampa, sottolineando che per lei la verità giudiziaria non è ancora emersa completamente.

Monica rivendica il fatto che la condanna inflitta al camionista dimostra che non tutta la colpa può essere attribuita a lei. A suo dire, Marchetti avrebbe frenato «senza motivo», rallentando da 90 km/h a 7 km/h in pochi istanti, senza segnalatori luminosi di stop. «Come potevo evitarlo?», chiede, sottolineando che la sua velocità era di 78 km/h.

Un lutto incancellabile

La donna ha perso una figlia, una nipote e la sorella gemella. La loro station wagon è finita incastrata sotto il camion. Gioia e Ginevra sono morte sul colpo, mentre Monica e Graziella sono state estratte vive ma in condizioni drammatiche. «Durante il processo ho dovuto vedere le foto di mia figlia morta sull’asfalto», racconta Monica, segnata da sette anni e mezzo di udienze, deposizioni e ricordi insopportabili.

La rinascita attraverso lo sport

Dopo il dramma, Monica ha trovato la forza di andare avanti fondando un marchio di abbigliamento per pattinaggio su ghiaccio, un modo per «restare vicina a Gioia e Ginevra». Il lavoro e la famiglia l’hanno aiutata a sopravvivere: «Mi hanno salvata», dice.

Il dolore del camionista

Anche Alberto Marchetti, oggi in pensione, è descritto come un uomo profondamente provato. Secondo il suo avvocato, non si è mai presentato in aula perché «piange sempre», e «ogni notte si sveglia pensando alle bambine». La difesa ha definito la sentenza «molto severa».

Una battaglia aperta

Monica continuerà a lottare per l’assoluzione, convinta che non sia stata lei a causare la tragedia. La sua è una battaglia civile e personale, per affermare la verità di chi, oltre alla condanna, ha subito la perdita più atroce. «Niente è più come prima, e non lo sarà mai più», conclude.

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Ultimo Aggiornamento: 25/03/2025 12:51

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