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Draghi: il riarmo della Germania è un punto di svolta, ma tutta l’Europa deve muoversi 

Pubblicato: 26/03/2025 18:06

Quel «do something» sembra davvero un nuovo «whatever it takes». Mario Draghi torna a parlare e invita la classe dirigente ad agire (e a farlo in fretta). Basta esitazioni: servono decisioni rapide, coraggiose, senza compromessi. Se l’Europa vuole restare un attore globale, deve smettere di essere spettatrice della propria stagnazione. L’ex presidente della Bce è intervenuto stamani all’Hsbc Global Investment Summit di Hong Kong. Draghi è stato ospite assieme ad altre personalità di spicco al Grand Ballroom, Conrad Hotel. Il panel, dal titolo «Expanding the Network: Europe’s Wake-up Call», ossia «Espandere la rete: il campanello d’allarme per l’Europa», ruotava attorno ad un quesito ben preciso: l’Ue ha la volontà di agire per migliorare la sua competitività

Mario Draghi lo ripete da mesi, l’Europa si trova di fronte a sfide internazionali che minacciano la sua posizione economica e politica. È stato proprio l’ex governatore della Banca di Italia con il suo recente report sulla competitività europea, chiesto da Ursula von der Leyen, a lanciare un segnale d’allarme chiaro: senza un’azione decisa e coordinata, il Vecchio Continente rischia di scivolare sempre più indietro rispetto a Cina, Usa e Russia. Per Draghi occorre ridurre la burocrazia, armonizzando le regole e permettendo alle imprese di crescere senza ostacoli; superare i limiti dei singoli Stati e finanziare il futuro con risorse comuni; e smettere di dipendere da altri in materia di energia, tecnologia e difesa. E su quest’ultimo punto l’economista ha focalizzato l’attenzione oggi all’Hsbc Global Investment Summit di Hong Kong. 

La decisione della Germania di aumentare la spesa della difesa è «un punto di svolta», ma ci sono rischi sul modo in cui verrà portata compimento, ha sottolineato oggi Draghi, secondo quanto riporta «Bloomberg». Ciò che desta maggiore preoccupazione nell’economista è l’approccio della Commissione Ue: «Se non viene gestito correttamente, la Germania si riarmerà, ma gli altri no». Le azioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno forzato la mano ai responsabili politici europei, una delle conseguenze è stata «in pratica dirci, ‘non avete più tempo’», ha spiegato l’ex presidente del consiglio italiano. Il messaggio era che «procedi a difenderti o sei indifeso», ha chiarito Draghi. 

«Ora, essere indifesi in questo nuovo clima non è molto piacevole, perché abbiamo un nemico, che è la Russia», avrebbe osservato sempre l’ex numero uno della Bce. «Se Trump costruisce un muro tariffario, non è nel nostro interesse costruire un muro tariffario. Dobbiamo chiederci: reagire o no?», è quanto si chiede Draghi. L’Europa, ha aggiunto, «è più vulnerabile» di fronte a potenziali choc sul commercio internazionale. L’ex premier non ha dubbi, per questo dobbiamo correre ai ripari, essere veloci; saper cogliere cosa sia necessario fare da un punto di vista sia istituzionale che di investimenti. Il nodo quindi è capire se gli Stati membri hanno sufficiente determinazione per far rifiorire l’Europa. Anche perché restare prigionieri di veti incrociati non ci porterà lontano. Anzi, «sarà una lenta agonia».

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