
Un passo verso la pace? Il recente accordo siglato a Riad tra le delegazioni russe e ucraine ha dato speranza per una tregua parziale, focalizzata sulla navigazione sicura nel Mar Nero e la protezione delle infrastrutture energetiche. La mediazione americana ha portato alla firma di una cessazione delle ostilità di 30 giorni, fortemente sostenuta da Donald Trump, ma le sfide sono tutt’altro che superate.
Nonostante l’accordo, infatti, i combattimenti terrestri e i bombardamenti proseguono, con i due schieramenti già in disaccordo sulla sua interpretazione. Le ambiguità non sono state risolte, alimentando la diffidenza tra le due parti. Mentre l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, sembra ancora lontana da una conclusione, la domanda è se questa tregua potrà davvero aprire la strada a un negoziato duraturo.

La difficoltà principale risiede nel fatto che gli Stati Uniti hanno reso noti due comunicati separati, uno per ogni versione dell’accordo. Seppur simili nei dettagli, le differenze tra la versione russa e quella ucraina hanno già generato attriti. Un tema cruciale riguarda l’embargo internazionale sui fertilizzanti e i prodotti agricoli russi, imposto all’inizio del conflitto dai Paesi occidentali. Mosca ha chiesto la cancellazione dell’embargo come precondizione per un accordo di pace, ma Kiev si oppone fermamente, temendo che ciò legittimerebbe la Russia prima che la pace sia veramente raggiunta.
Il Cremlino ha accolto con favore l’accordo, ma ha insistentemente chiesto che venga rimosso l’embargo sui prodotti agricoli russi, una richiesta che l’Ucraina respinge. Kiev spera che i suoi alleati, tra cui l’Unione Europea, il Canada e la Norvegia, non accettino di revocare le sanzioni finché non si raggiunga una fase più avanzata nel processo negoziale.
Tra i punti concordati c’è la sicurezza della navigazione nel Mar Nero per le navi commerciali e il blocco dei bombardamenti contro centrali elettriche, raffinerie, oleodotti e gasdotti. Entrambe le parti hanno accettato di consentire la presenza di osservatori internazionali per monitorare il rispetto della tregua.

Il presidente ucraino Zelensky e il capo della delegazione ucraina a Riad, il ministro della Difesa Rustem Umerov, hanno confermato la disponibilità a iniziare la tregua “immediatamente”. Tuttavia, la fiducia nella Russia resta bassa, e Zelensky ha ribadito l’impegno a evitare conflitti con gli Stati Uniti per non mettere a rischio gli aiuti militari americani.
Da parte sua, Mosca ha già dichiarato che la tregua sarebbe entrata in vigore dal 18 marzo, nonostante i continui bombardamenti. La Russia ha anche pubblicato una propria interpretazione del documento, in cui chiede garanzie concrete per la fine delle sanzioni economiche, in particolare per la sua banca Rosselkhozbank e per le istituzioni finanziarie che facilitano la vendita dei prodotti agricoli.
Nel suo discorso serale alla nazione, Zelensky ha denunciato i tentativi della Russia di distorcere gli accordi, accusando Mosca di voler ingannare il mondo intero e i mediatori. La questione della fiducia rimane quindi centrale, e nonostante l’apparente apertura alla tregua, la guerra prosegue senza sosta.