
A «Fanpage» il genetista della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha espresso le sue perplessità sui nuovi accertamenti fatti sulle analisi del 2014 sulle unghie di Chiara. La Procura di Pavia ha iscritto nuovamente (dopo una prima archiviazione nel 2017) nel registro degli indagati Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, e ha chiesto al gip il via libera per un esame probatorio su reperti prelevati dalla casa di Garlasco, dove si è consumato l’omicidio della ragazza.
Nel caso di Chiara Poggi, così come in quello di Yara Gambirasio, si parla di “ignoti”, proprio perché ci sono «profili genetici non attribuiti»: «Relativamente al dna non si può parlare di ignoti poiché tutte le tracce utili sono state attribuite. Pensare oggi di rivalutare dei profili genetici caratterizzati ieri, e già ritenuti non utili da chi proprio li ha ottenuti e controllati, sono delle ‘farneticazioni scientifiche’ di colleghi che – pur non avendo mai visto direttamente nulla della scena del crimine, non avendo mai partecipato alle operazioni peritali eseguite e che quindi non hanno mai avuto a disposizione le carte – ritengono sulla base di loro scienza di indicare nuovi elementi», ha precisato il genetista della famiglia Poggi Marzio Capra.
«Le uniche analisi sulle unghie di Chiara Poggi sono state effettuate prima dal Ris di Parma, nella fase delle indagini, e poi in perizia dal professore Francesco De Stefano nel suo laboratorio: chi meglio di lui sa i limiti che doveva porre per capire se un risultato era affidabile o meno. Chi è più titolato di lui a esporre queste cose? Ora ci troveremmo di fronte a rivalutazioni da parte di altri soggetti estranei alla vicenda, ossia che non hanno mai partecipato in concreto a nessuna attività, che quindi hanno seguito questo caso unicamente a chilometri di distanza e sulle carte che gli sono state messe a disposizione. Io posso fornire la mia opinione come l’unico professionista che ha seguito sempre direttamente il caso da 18 anni a questa parte», ha aggiunto Capra.
Il genetista ha poi rimarcato: «Sentire ancora oggi che si discute circa le tracce di nicotina nei capelli di Chiara o delle tracce di cenere nel portacenere (ecc.) pur nella tragicità della vicenda francamente mi viene da ridere perché sono stati già test discussi e superati. Si parla ora di impronte non attribuite, quando di fatto le uniche impronte utili non attribuite sono state quelle rinvenute sui cartoni della pizza. Tutto quanto il resto di utile è stato attribuito (nulla è stato omesso o censurato). Abbiamo trovato – e quindi attribuito – anche l’impronta del falegname che aveva montato una porta mesi prima. Questo anche a dimostrazione che le impronte resistono al tempo e che se utili si possono attribuire». Quali impronte c’erano sui cartoni della pizza?
«Si tratta di due cartoni della pizza, presa la sera prima dell’omicidio da Alberto Stasi e Chiara Poggi. Ci sono impronte utili sia giuridicamente che dattiloscopicamente, ovvero sufficienti per essere usate per confronti. Al momento non sono state ancora attribuite: non appartengono ai pizzaioli, ma forse potrebbero appartenere al fattorino che ha consegnato i cartoni al pizzaiolo», ha evidenziato Capra. Esprimendo il suo disappunto a «Fanpage», quest’ultimo ha aggiunto: «Ho letto che gran parte dei reperti dovrebbero essere stati distrutti. Per certo molti oggetti di Stasi sono stati – dietro richiesta – riconsegnati a lui, e conseguentemente quelli di Chiara Poggi alla famiglia. Quindi i reperti oggi utilizzabili sono estremamente limitati. Per quanto riguarda la rivalutazione delle impronte evidenzio solo come le uniche particolarmente utili potrebbero essere quelle sul sangue, in quanto contestualizzabili con il crimine. Tutte le altre impronte potrebbero avere un’epoca di deposizione diversa, come per il falegname. Di fatto non sono state trovate impronte digitali di sangue nitide e tutte le tracce ematiche sono risultati riconducibili esclusivamente alla vittima. Poi non c’è nessun limite ad eventuali approfondimenti, se si vuole si può sempre fare di tutto e di più. Tanto in Italia andiamo avanti con tanti misteri per anni e anni».