
Una provocazione che riapre vecchi fantasmi imperiali
Vladimir Putin rilancia la sua sfida all’ordine internazionale proponendo che l’Ucraina venga posta sotto amministrazione controllata, un’espressione eufemistica che nasconde il tentativo di sottrarre definitivamente a Kyiv il diritto all’autodeterminazione. Secondo il presidente russo, questa misura servirebbe a garantire la firma di nuovi accordi e a permettere lo svolgimento di elezioni, in un contesto in cui la Russia continua ad occupare militarmente territori ucraini e a colpire infrastrutture civili.
La proposta, apparentemente volta a “sbloccare” il conflitto, è in realtà una provocazione politica che mette in discussione la sovranità ucraina e cerca di legittimare l’interferenza diretta di Mosca nella vita politica di un Paese indipendente. Nel linguaggio diplomatico, parlare di amministrazione controllata significa ipotizzare la sospensione della democrazia, la delegittimazione del governo in carica e l’imposizione di una tutela straniera: un precedente pericoloso che richiama le logiche coloniali del secolo scorso.
Dietro il linguaggio burocratico si nasconde l’obiettivo strategico di erodere dall’interno le istituzioni ucraine, screditare il presidente Zelensky e presentare l’Ucraina come uno Stato fallito, incapace di autogovernarsi. È un messaggio diretto non solo a Kyiv ma anche all’Occidente, un invito distorto al negoziato basato però su condizioni unilaterali e umilianti.
Alta tensione nel Baltico: aereo spia russo intercettato in spazio NATO
Nelle stesse ore, un aereo spia russo è penetrato nello spazio aereo della NATO nel Mar Baltico, violando le regole di sicurezza aerea e costringendo i caccia alleati a intervenire. Il velivolo ha volato senza transponder attivo e senza rispondere ai messaggi radio, mettendo a rischio il traffico civile. Solo l’intervento dei jet ha evitato conseguenze più gravi.
L’episodio alimenta il sospetto che Mosca non intenda fermarsi alla guerra in Ucraina, ma voglia testare la reattività militare dei Paesi occidentali, provocando incidenti che aumentano il rischio di escalation. Mentre Putin parla di pace, i cieli d’Europa raccontano un’altra storia.
I “Paesi volenterosi” a Parigi: fermezza contro Mosca e sostegno a Kyiv
A Parigi si è tenuto il vertice dei “Paesi volenterosi”, con la partecipazione di 31 delegazioni, tra cui i leader di Francia, Regno Unito, Germania e Italia. L’incontro ha ribadito il sostegno incondizionato all’Ucraina, escludendo qualsiasi revoca delle sanzioni alla Russia fino al raggiungimento di un accordo di pace concreto. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’invio di una squadra franco-britannica per preparare l’esercito ucraino del futuro, sottolineando la necessità di mantenere alta la pressione su Mosca. I partecipanti hanno espresso scetticismo sulle reali intenzioni russe riguardo ai negoziati, evidenziando la necessità di un’unità europea nel fronteggiare le provocazioni del Cremlino.
Conclusione: la comunità internazionale di fronte alle sfide della pace
Le recenti mosse della Russia, dalla proposta di amministrazione controllata per l’Ucraina alle incursioni aeree nello spazio NATO, rappresentano sfide dirette alla stabilità internazionale. La risposta compatta dei “Paesi volenterosi” a Parigi evidenzia la determinazione dell’Occidente nel sostenere l’Ucraina e nel contrastare le provocazioni russe. In questo contesto, è fondamentale che la comunità internazionale mantenga una posizione ferma e coesa, promuovendo soluzioni diplomatiche che rispettino la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, evitando al contempo escalation militari che potrebbero avere conseguenze imprevedibili.