
Mentre il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance e sua moglie Usha atterrano nell’isola artica, la Groenlandia gioca d’anticipo e annuncia la formazione di un governo di ampia coalizione. Un tempismo non casuale: la firma dell’accordo, prevista per oggi alle 11 ora di Nuuk (le 14 in Italia), arriva come un chiaro segnale di compattezza politica in un momento di crescente pressione da parte di Washington.
Un governo per blindare la Groenlandia
Le elezioni dell’11 marzo avevano premiato i centristi di Demokraatit, guidati da Jens-Frederik Nielsen, fautori di un’indipendenza dalla Danimarca solo a lungo termine, quando le condizioni economiche lo permetteranno. Ma con appena 10 seggi su 31 nel Parlamento unicamerale groenlandese (Inatsisartut), Nielsen non aveva i numeri per governare da solo.
La soluzione? Un’alleanza ampia, trasversale, che include quattro dei cinque partiti presenti in Parlamento, escludendo solo i sovranisti di Naleraq, vicini agli Stati Uniti e fautori di un referendum indipendentista immediato. La nuova maggioranza del 75% (23 seggi su 31) nasce proprio per evitare strappi e per ribadire un messaggio chiaro a Washington: la Groenlandia non è in vendita, né disposta a farsi dettare l’agenda da Trump e dal suo vice.

Le mosse di Washington e la freddezza groenlandese
La strategia americana per guadagnare influenza sull’isola si è fatta più aggressiva, con emissari inviati nei giorni scorsi a testare il terreno. Secondo un reportage della danese Tv2, diplomatici statunitensi avrebbero cercato invano una famiglia locale disposta a farsi fotografare con la Second Lady Usha Vance, manifestando entusiasmo per la visita. Tentativo fallito: le risposte, sempre cortesi, sono state tutte negative.
Non solo. Anche l’agenzia di viaggi Tupilak Travel, incaricata inizialmente di organizzare parte del soggiorno di Usha Vance, ha improvvisamente ritirato la sua disponibilità. Un segnale inequivocabile del malcontento verso una visita percepita come un’ingerenza. Di conseguenza, il programma dei Vance è stato modificato: niente tappe ufficiali sul suolo groenlandese, ma un soggiorno limitato alla base militare di Pituffik, storico avamposto statunitense dalla Seconda guerra mondiale.
Un equilibrio sempre più precario
La visita di Vance conferma come la Groenlandia sia tornata al centro della scacchiera geopolitica. La Casa Bianca sa bene che il controllo dell’isola garantirebbe un vantaggio strategico nel Nord Atlantico e nell’Artico, regione chiave per le future rotte commerciali e le risorse naturali. L’inaspettata coesione politica groenlandese dimostra che l’isola non intende cedere alle pressioni senza combattere.
Se Trump e Vance puntavano a trovare una Groenlandia divisa e vulnerabile, hanno invece trovato un Paese che, di fronte alle minacce, ha scelto l’unità.