
Si è spento il 18 marzo, all’età di 44 anni, Kanzi, il bonobo divenuto celebre per la sua capacità di comunicare con i lessigrammi e per le sue incursioni virtuali nel mondo di Minecraft. Kanzi viveva presso l’Ape Initiative, un’organizzazione con sede a Des Moines, in Iowa, dedicata alla conservazione e allo studio dei bonobo (Pan paniscus), una specie inclusa nella Lista Rossa delle specie a rischio.
La notizia è stata diffusa dall’organizzazione, che ha sottolineato come la morte di Kanzi sia avvenuta inaspettatamente. L’animale, in cura per una malattia cardiaca, «si comportava come al solito ed era felice» fino al giorno della sua scomparsa. Nato il 28 ottobre 1980, Kanzi era una figura simbolo per la conservazione dei bonobo, il cui DNA coincide al 98,7% con quello umano.
Un pioniere della comunicazione
Con un vocabolario di circa 3.000 lemmi inglesi, Kanzi ha superato i confini della comunicazione tra uomo e animale. A differenza di altri primati famosi come Koko il gorilla e Washoe lo scimpanzé, che hanno imparato a comunicare grazie a un addestramento diretto, Kanzi ha acquisito gran parte delle sue competenze osservando il programma di formazione della madre adottiva, Matata.
Questa straordinaria capacità di apprendimento gli ha permesso di combinare simboli per esprimere concetti complessi e innovativi, rendendolo un caso unico nella ricerca scientifica. Nel 1990, i ricercatori Nicholas Toth e Kathy Schick dell’Università dell’Indiana hanno avviato un progetto con Kanzi e la sorella Panbanisha, insegnando loro a creare utensili in pietra, un’abilità considerata esclusiva degli esseri umani.
Una vita straordinaria
Kanzi non era solo un soggetto di studio, ma anche una star mediatica, apprezzata dal grande pubblico, anche grazie a YouTube, dove alcuni dei suoi video hanno raggiunto milioni di visualizzazioni. La sua intelligenza e il suo carattere amichevole hanno conquistato chiunque lo incontrasse.
Tra i ricordi più toccanti c’è quello della primatologa Jill Pruetz della Texas State University, che ha condiviso su Facebook la sua esperienza: «Ho avuto la fortuna di incontrare Kanzi un paio di volte, conversando con lui tramite la sua tavola dei simboli e giocando a rincorrerlo. Era attento e curioso, anche se a volte il mio accento texano creava delle incomprensioni».
Un appello alla conservazione
La morte di Kanzi rappresenta una perdita significativa non solo per la scienza, ma anche per gli sforzi di sensibilizzazione sulla fragilità dei bonobo, che vivono esclusivamente nella Repubblica Democratica del Congo. La loro somiglianza con gli scimpanzé e la loro tardiva classificazione come specie autonoma, avvenuta nel 1929, rendono urgente il lavoro di tutela.
Kanzi lascia un’eredità preziosa: il suo esempio continua a ispirare il mondo a proteggere questa specie in via di estinzione e a riflettere sul nostro rapporto con i nostri parenti più prossimi nel regno animale.